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Seconda tappa: il Vallese, da Visp a Sierre, e la Borgogna, a sud di Beaune

di Antonio Ferretti, Roberto Antonini e Orazio Martinetti

  • 10.07.2015, 12:00
Verso Chalon sur Saône

Verso Chalon sur Saône

  • © RSI - Roberto Antonini

Beaune e i Grands Crus di Borgogna

di Antonio Ferretti, Roberto Antonini

02:15

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RSI Pedalando... 06.07.2015, 16:32

03:31

Audio diario di viaggio Antonini

Pedalando... 11.07.2015, 02:00

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E’ la giornata dei Grands Crus de Bourgogne e finalmente anche del fiume Saona con il suo tracciato ciclabile immerso nel verde e chiamato proprio la « voie verte »: un paradiso per la bicicletta. (Maggiori informazioni al sito Bougogne rivages).

Intanto appena fuori Digione inizia la Route des Grands Crus de Bourgogne, un panoramico percorso ciclabile tra i vigneti della cosiddetta Côte d’or.

Agganciamo la via dei vigneti nei pressi di Beaune, la capitale dei vini di Borgogna, che per un paradosso della storia deve il suo nome all’acqua : fu fondata dove zampillava una sorgente dedicata al dio Belenos, nome che nel corso dei secoli divenne Beaune, ma questa è un’altra storia. Rimane il fatto che Beaune è un po’ il simbolo della regione, il punto di partenza ideale anche per un viaggio in bicicletta alla scoperta di quello che fu la cultura franco-borgognona, ai tempi del suo massimo splendore, quando il ducato inglobava anche le Fiandre. Noi ne approfittiamo per una breve pausa ,non solo per un caffè, in piazza con le bici appoggiate ai tavolini senza lo stress de parcheggi, ma anche per dare un’occhiata all’Hotel- Dieu: un ospedale dei poveri fondato verso la metà del 1400 da un tale Nicolas Rolin, uomo immensamente ricco ma noto per la sua grande avidità. Costruendo l’Hotel-Dieu sperava di riscattare le sue malefatte, con una fava per due piccioni: realizzare un affare economico e guadagnarsi nel contempo un pezzo di paradiso o almeno un angolo di purgatorio. Infatti campeggia la scritta: “dans l’interêt de mon salut”.

Purtroppo o per fortuna dobbiamo arrivare a Tournus e mancano ancora 120 km, non c’è il tempo giusto per una visita all’interno dell’edificio dove è custodito il “Giudizio Universale” un dipinto commissionato da questo Rolin al pittore fiammingo Roger Van der Weyden (1400-1464). Anche il cortile che a luglio ospita un festival di musica barocca, meriterebbe una sosta, ma optiamo per i vigneti che imbocchiamo a poche centinaia di metri dall’Hotel Dieu. Una stradina asfaltata in dolce saliscendi s’infila tra questi filari perfettamente allineati e ordinati. Tutti molto bassi per assorbire il calore del suolo calcareo e marmoso. Siamo nella Côte de Beaune, la leggendaria Côte des Nuits patria del Romanée-Conti, il vino più caro al mondo é già alle spalle.

Leggo che Rabelais, tutt’altro che insensibile ai piaceri della tavola diceva “bevetene sempre e non morirete mai”. Almeno per il momento non lo ascoltiamo, non per disamore ma per legittima difesa: comincia a far caldo e i chilometri sono ancora molti, meglio l’acqua nella borraccia fino alla prossima fermata prevista a Santeney, uno dei nomi eccellenti dei vini di qui ancor prima che per il nome che dà al villaggio.

La Borgogna produce solo il 3 per cento dei vini francesi: 40.000 ettari contro i 100.000 del Bordeaux ed è il motivo per cui è prezzi qui in Borgogna non sono molto popolari. Ad un estensione piccola corrisponde però una divisione in proprietà estremamente parcellizzata: ci sono ben 4'900 “domaines”. Le migliaia di vini locali provengono solo da due vitigni nobili: il pinot noir per i rossi e lo chardonnay per i bianchi,.

Avvistiamo frecce dai nomi molto suggestivi, come Chassagne-Montrachet ma la Saona ci aspetta ed é ancora lontana. La raggiungiamo dopo 70 km, a Chalon –sur-Saône, la seconda città della Borgogna. Per arrivare nel quartiere medievale di St. Vincent, il cuore della città superiamo la periferia industriale, un tempo ricca e fiorente ed ora in decadenza. Qui c’erano la Philips e la Kodak ma ora la disoccupazione sta rodendo l’animo delle gente di qui.

L’uscita da Chalon non è invitante per chi è in bicicletta, per ritrovare la voie verte, la via ciclabile che ci permette di raggiungere Tournus, dobbiamo armarci di pazienza, ma poi ritroviamo la voie verte e la Saona e anche se mancano una trentina di chilometri ci sembra di arrivare in un batter d’occhio a Tournus, con le vecchie case del centro storico e il suo romantico lungofiume ombreggiato dai platani. Siamo sempre in Borgogna ma si sente già l’atmosfera meridionale e quindi il profumo della Provenza.

Strade di campagna, tralicci e vacche nere (Visp-Sierre)

di Orazio Martinetti

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Audio diario di viaggio Martinetti

Pedalando... 11.07.2015, 02:00

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Lasciamo cascate e pinete per infilarci in strade agricole che corrono lungo gli argini del Rodano. Il fiume mantiene ancora il suo colore grigiastro, acqua di ghiacciaio. Non è mai stato navigabile, il Rodano, troppo soggetto alle piene e ad improvvisi sbalzi di livello. In passato solo la fluitazione del legname era possibile.

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