Pedalando...

Settima tappa: dalle parti di Arles

di Antonio Ferretti e Roberto Antonini

  • 15.08.2015, 13:50
L'anfiteatro romano di Arles.JPG

A Graveson, a sud di Avignone sulla strada per Arles

  • © RSI - Roberto Antonini

Tra le Alpilles e il Ventoux

di Antonio Ferretti e Roberto Antonini

02:28

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RSI Pedalando... 15.08.2015, 13:35

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Audio diario di viaggio Antonini/Ferretti 

Pedalando... 15.08.2015, 02:00

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Tartarino o Giulio Cesare? A chi ispirarsi in questa tappa tutta provenzale che da Orange ci porta ad Arles, attraverso Avignone, Saint Rémy e Les Baux de Provence? Alle rocambolesche avventure del Don Chisciotte del Midi, Tartarino di Tarascona appunto, scaturite dalla fantasiosa penna di Alphonse Daudet a fine ‘800 o al condottiero romano che con il suo console Agrippa tracciò questa strada attraverso la Gallia per collegare la Valle del Rodano alla penisola iberica?

In fondo molte delle peripezie di Tartarino sono ambientate sulle Alpilles, il minuscolo massiccio montagnoso, tra Rodano e Durance, che ci separa da Arles. Quelle stesse montagnette sfruttate dai romani per realizzare ingegnose opere di ingegneria idraulica, come il Pont du Gard.

Nel dubbio decidiamo di puntare verso Châteauneuf-du-Pape, infilandoci tra questi vigneti bassi e assolati piantati dai Papi nel ‘300 e che appartengono sempre ai Côtes du Rhône ma sono ancor più ricchi e corposi perché prodotti con parecchi tipi di uve diverse.

Dalla torre posta sopra il museo enologico sistemato nelle Caves du Père Anselme si vede il Palazzo dei Papi ,ci dicono, ma noi laggiù, ad Avignone noi ci vogliamo arrivare in bicicletta, lasciamo perdere quindi e puntiamo decisi sul Rodano dalle parti di Roquemaure e poi via spediti verso il famoso ponte dimezzato, dove “on y danse, l’on y danse tous en rond” e dove Petrarca incontrò Laura.

Per raggiungere il Palazzo dei Papi superiamo una porta fra gli imponenti bastioni che proteggono la città vecchia, poi zigzaghiamo pericolosamente fra i numerosissimi turisti distratti che vi s’accalcano davanti . Ogni anno ne arrivano 600.000, in buona parte per seguire il festival estivo di teatro, ma Avignone val bene questo slalom e perfino un pranzo asiatico sotto un bel platano.

Sembra una regione pianeggiante ma Saint Rémy e Les- Baux- de- Provence si trovano nel bel mezzo di queste “Alpilles”, quelle di Tartarino e delle sue incredibili disavventure. Montagnette, certo, rispetto al Ventoux, che ci scruta sempre minaccioso dall’alto dei suoi quasi 2000 metri, ma per dei ciclisti come noi, sempre di salite si tratta.

Per evitare di far la fine di Tartarino, facciamo una pausa a Saint Rémy de Provence. Non perché vi nacquero, 500 anni fa, Nostradamus e le sue inquietanti profezie. Men che meno perché vi si rifugiava Carolina di Monaco per sfuggire ai paparazzi o perché Van Gogh vi trascorse un paio d’anni in un manicomio riuscendo comunque a dipingere 150 quadri. Più della storia questa volta poté la sete, la fatica e la salita all’uscita del paese. Pausa quindi sotto un grande platano nella piazzetta centrale di Saint Remy, ma questa volta senza torta di mele. La pasticceria che si affaccia sulla piazza è in ristrutturazione.

Ci verrà a mancare pedalando verso Arles, anche perché i su e giù delle Alpilles non danno tregua: prossima salita Les- Baux-de- Provence, dove nel 1800 scoprirono la bauxite l’elemento alla base dell’alluminio e che oggi, chiuse le cave, vive solo di turismo , mettendo in vetrina un villaggio trogloditico con case e castello scavati sotto la roccia ai tempi d’oro della bauxite.

Toccata e fuga e poi giù a capofitto in discesa verso Arles: Les Alpilles sono finite e fra 30 km ci attende Giulio Cesare, con il suo busto marmoreo ritrovato pochi anni fa nelle acque del Rodano ed ora conservato nel Museo de l’Arles Antique. Certo anche l’anfiteatro e il Teatro antico. Ma e il caldo e Les Alpilles ci han no sfiniti, li visiteremo domani.

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