Venerdì 9 febbraio prenderanno il via la 23ª edizione delle Olimpiadi invernali, che per la terza volta nella storia si svolgono in Asia. Vi partecipano 102 paesi, compresa la Corea del Nord, che ha aderito all’ultima ora e che nell’hockey su ghiaccio femminile gareggerà insieme alla Corea del Sud padrona di casa. D’altro canto vi saranno gli «Atleti olimpici dalla Russia», che gareggeranno con la bandiera olimpica, a causa dello scandalo del doping di Stato che ha coinvolto la Russia.

Questa vicenda non ha tuttavia toccato solo il paese del presidente Putin ma lo stesso Comitato olimpico internazionale (CIO) poiché lo scorso 2 febbraio, il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna (Tas), ha annullato la squalifica a vita per 28 dei 43 atleti russi accusati di doping. Una decisione, per certi versi clamorosa, che arriva a pochi giorni dall’inizio dei Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, è frutto del ricorso in appello avanzato davanti al Tas dagli atleti condannati per uso di sostanze dopanti a Sochi 2014. Secondo il Tribunale «le prove raccolte sono insufficienti per stabilire una violazione delle regole antidoping. Rispetto a questi 28 atleti, i ricorsi vengono accolti, le sanzioni annullate e i loro risultati individuali raggiunti a Sochi 2014 vengono ripristinati».

Un verdetto che il presidente del CIO, Thomas Bach ha definito “estremamente deludente e sorprendente” e che di fatto ha creato molti dubbi attorno a tutta questa vicenda ed ai suoi protagonisti. Sport e doping ma anche sport e politica, sport e diplomazia: di questo parleremo a Modem con:

Antonio Fiori, Professore di scienze politiche all’Università di Bologna;

Giorgio Kudinov, giornalista sportivo;

Nicola Sbetti, professore universitario e storico dello sport.

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay