Con voce solenne ma serena, papa Joseph Ratzinger ha annunciato ieri a sorpresa le sue dimissioni. La decisione – che avrà effetto a partire dal 28 febbraio – è stata annunciata in latino davanti al collegio cardinalizio e alla Casa Pontificia durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, e sono state accolte nel più profondo silenzio e con smarrimento. Incredulità, sconcerto e tristezza sono i sentimenti espressi da moltissimi fedeli. Ma “nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede per governare la barca di san Pietro – ha motivato papa Ratzinger – per annunciare il Vangelo è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo''.E l’ingravescentem aetate (l’età avanzata) ha spinto Benedetto XVI a mettere in atto una decisione che aveva già comunicato mesi prima al fratello Georg, e che il papa già aveva anticipato nel suo libro-intervista quando dice che anche il pontefice ha diritto (e in certi casi anche il dovere) di dimettersi.Soltanto stanchezza, l'età ormai avanzata oppure dietro le dimissioni c’è anche l’amarezza per la difficoltà nel condurre una Chiesa lacerata e negli ultimi anni bersagliata da alcuni scandali? Ne parliamo a Modem con il vescovo Monsignor Piergiorgio Grampa, il pastore protestante Paolo Tognina, il vaticanista Luigi Sandri e giornalisti Carlo Silini e Gino Driussi.
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