Era sabato il 7 aprile 1979; la primavera si faceva attendere ma, nonostante la temperatura di soli dodici gradi, le persone, al mattino, come sempre affollavano il centrale mercato di Piazza delle Erbe all’ombra del duecentesco Palazzo della Ragione o, a pochi metri da lì, superavano le imponenti colonne del caffè simbolo della città dal 1831, il Caffè Pedrocchi.
Una giornata come tante di una città un po’ conservatrice, molto legata ai propri ritmi e alle proprie tradizioni.
Nessuno in quelle ore poteva immaginare che verso le undici di quella stessa mattina la città sarebbe stata sconvolta dall’assedio dei mezzi blindati per un’operazione di polizia che, secondo il sostituto procuratore Pietro Calogero, avrebbe dovuto “decapitare” definitivamente la direzione strategica della lotta armata in Italia.
Con accuse pesantissime (la prima: insurrezione armata contro lo Stato, per la quale, la pena prevista è l’ergastolo), finiscono in carcere: docenti della locale università (il più famoso era Antonio Negri, titolare della cattedra di Dottrina dello stato nella Facoltà di Scienze politiche), scrittori, giornalisti, filosofi.
Il “Teorema Calogero”, così venne chiamata la teoria dalla quale prese le mosse l’operazione di polizia, dopo anni di detenzione preventiva degli imputati, non trovò riscontro nelle sue linee fondanti nei processi di primo e secondo grado. Romano Giuffrida, ascoltando le testimonianze di alcuni protagonisti di quella stagione, ha ricostruito i momenti essenziali di quel “caso” passato ormai alla storia.
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