Reportage

La Thailandia e il lato oscuro del turismo di massa

L’overtourism ha profonde implicazioni economiche e sociali e minaccia anche l’ambiente e le comunità locali

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Thailandia, tsunami di turisti

Falò 04.11.2025, 21:10

  • rsi
Di: Redazione Falò, adattamento testuale - Andrea Bonifacio , reportage televisivo

Il paradiso tropicale della Thailandia sta affrontando una sfida senza precedenti: l’overtourism. Località come Ao Nang, nel sud del paese, stanno subendo le conseguenze di un’espansione turistica incontrollata che minaccia l’ambiente, le comunità locali e l’identità culturale della regione.

Andrea Rugo, biologo marino, descrive la situazione ai microfoni di Falò: “Krabi si sta preparando per un’ondata di turismo di massa. Si stanno costruendo più hotel, strade più grandi, un aeroporto più grande. Raramente prendono in considerazione gli effetti ambientali di questi progetti”. Rugo evidenzia come l’espansione delle infrastrutture abbia già causato danni significativi all’ecosistema marino: “Hanno allargato una strada, e tutti i sedimenti sono finiti direttamente in mare, coprendo le fanerogame che sono quasi completamente morte”.

L’impatto del turismo di massa non si limita all’ambiente terrestre. Carlotta Francavilla, istruttrice sub, spiega alla RSI che “circa il 40-50% della barriera corallina è morta rispetto all’anno scorso”. Questo declino ambientale è direttamente correlato all’aumento esponenziale del numero di visitatori. Come spiega Rugo: “Dieci anni fa avevamo forse 20’000 persone all’anno che venivano. Adesso probabilmente sono 200’000”.

L’espansione incontrollata ha portato a problemi infrastrutturali. Rugo sottolinea come per esempio a “Ao Nang non c’è un centro di pulizia dell’acqua, quindi va tutto nelle fosse biologiche, che spesso strabordano. E poi tutte queste acque inquinate vanno direttamente in mare”.

L’aumento dei prezzi, soprattutto degli affitti

L’overtourism ha anche profonde implicazioni economiche e sociali. Francavilla osserva: “I prezzi sono cambiati tanto, in modo esponenziale, soprattutto gli affitti”. Rugo aggiunge: “C’è un aumento di disparità tra i poveri e i ricchi. Chi ha avuto la possibilità di investire presto è diventato sempre più ricco, mentre chi non ha potuto è rimasto indietro”.

In questo scenario preoccupante, emergono iniziative per contrastare gli effetti negativi del turismo di massa. L’associazione Nature Mind, fondata da Rugo e Pierre Enchaubard, lavora per riconnettere le persone con la natura attraverso progetti di educazione e conservazione. Enchaubard spiega: “Il nostro approccio è diverso. Qui rispettiamo i cicli naturali che esistono da millenni. Riceviamo fondi per ospitare gruppi scolastici per l’educazione ambientale, e queste risorse vengono reinvestite per supportare i nostri progetti di risanamento ambientale”.

Il caso di Maya Bay

L’impatto del turismo di massa è particolarmente evidente in luoghi iconici come Maya Bay, resa famosa dal film “The Beach”. Francavilla commenta: “Maya era completamente senza barriera corallina per la quantità di barche che entravano. Da quando la baia è stata chiusa e c’è stata ristorazione dei coralli, la baia è perfetta”. Tuttavia, la riapertura ha portato nuove sfide.

Il comportamento dei turisti è un altro aspetto problematico. Francavilla sottolinea: “Molte persone pensano che dar da mangiare ai pesci per fare una foto sia una cosa che vada bene, in realtà non lo è e distrugge completamente la flora intestinale del pesce”. Rugo aggiunge che questo comportamento altera l’equilibrio dell’ecosistema marino: “Se i pesci non mangiano le alghe, tutti i sassi vengono coperti da uno strato di alghe e non c’è più spazio per i coralli”.

Anche il benessere degli animali terrestri è a rischio. Francavilla critica le pratiche turistiche che coinvolgono gli elefanti: “Non è normale avere quel tipo di rapporto, non è normale fare il bagno a un elefante. L’elefante se si vuole fare il bagno se lo fa da solo”.

Un futuro incerto

Il futuro di Ao Nang e di altre destinazioni thailandesi è incerto. Francavilla sostiene che “molto lentamente, Ao Nang e Krabi diventeranno un po’ quello che è Phuket”. Rugo conclude per parte sua con una nota di allarme: “La maggior parte di questi ecosistemi verrà degradata ancora di più. Siamo arrivati a un punto in cui si vede ed è impossibile ignorare il problema”.

La sfida per la Thailandia è ora trovare un equilibrio tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale. Le decisioni prese oggi determineranno se queste meravigliose destinazioni potranno essere preservate per le generazioni future o se saranno irrimediabilmente compromesse dall’overtourism.

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