Parigi, 13 novembre 2015

“Per riprendersi bisogna tessere legami con chi ha sofferto”

Due svizzeri, Myriam Gottraux e Maurice Schobinger, parlano di ricostruzione e solidarietà, dieci anni dopo essere sopravvissuti agli attentati islamisti nel cuore della capitale francese

  • Oggi, 10:04
  • 6 minuti fa
Il bar La Belle Equipe il giorno dopo gli attentati

Il bar La Belle Equipe il giorno dopo gli attentati

  • Keystone
Di: Virginie Gerhard (RTS), intervista originale - ludoC, adattamento in italiano

Esattamente dieci anni fa, il 13 novembre 2015, Myriam Gottraux e Maurice Schobinger si trovavano seduti al tavolo della terrazza del bar “La Belle Equipe”. Uno dei tre commando di jihadisti che hanno seminato la morte quella sera a Parigi ha preso di mira questo locale dell’11° arrondissement. Maurice ne è uscito fisicamente illeso. La sua compagna non ha avuto questa fortuna: un proiettile ha colpito il suo braccio destro. Intorno a loro, 21 persone hanno perso la vita.

Un decennio dopo, i due sessantenni preferiscono parlare della loro ricostruzione e del futuro, piuttosto che della violenza di quella sera. Sottolineano l’importanza di tessere legami con le altre vittime per riprendersi. Secondo Maurice, questi scambi aiutano anche le persone in lutto a riprendersi. Come una madre di cui lui ha visto morire la figlia: “Otto anni dopo, ho potuto dirle che avevo visto sua figlia serena pochi secondi dopo la sua morte. Dirle semplicemente questo è stato per lei qualcosa di enorme”, racconta ai microfoni dei colleghi di RTS.

Ci vuole soprattutto rispetto verso se stessi, le proprie sensazioni, ciò che si può fare e non fare

Myriam Gottraux, sopravvissuta all’attentato del 13 novembre 2015 a Parigi

“Tempo, pazienza e gentilezza”

Da parte sua, Myriam ha superato il trauma grazie al sostegno dei suoi cari. Oggi, trasmette un messaggio di speranza: la ricostruzione è possibile, anche se il percorso per arrivarci è diverso per tutti. “Non c’è una ricetta”, sottolinea alla RTS. “Ci vuole soprattutto rispetto verso se stessi, le proprie sensazioni, ciò che si può fare e non fare. Non bisogna forzarsi a fare certe cose. Ci vuole tempo, pazienza e gentilezza.”

La coppia presenzia oggi alle commemorazioni degli attentati giovedì a Parigi. Myriam nutre una speranza: rivedere il pompiere che si è occupato di lei dopo l’attacco. “Questo giovane pompiere è stato magnifico. Era incappucciato. Vedevo solo i suoi occhi. Io non vedevo tutta la scena, ma vedevo nel suo sguardo ciò che lui vedeva, vedevo l’orrore nei suoi occhi”, racconta con emozione.

“Quando siamo entrati nell’ambulanza, si è tolto il casco e il passamontagna e mi ha detto: ‘Ora posso sorriderle, signora’. È stato un bel momento.”

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