La mostra Spirit of Simplicity. The Martin Kurer Collection, appena inaugurata allo Spazio Maraini del MUSEC è un progetto curato da Nora Segreto e Paolo Maiullari, che hanno provato a far dialogare due mondi apparentemente lontani: le sculture tradizionali della Cordillera filippina e l’arte contemporanea asiatica. Tutto ruota attorno ad un’idea di semplicità, che è di fatto però semplice solo in apparenza. In mostra ci sono da un lato 60 opere: oggetti rituali, contenitori, figure antropomorfe, e dall’altro opere minimaliste, astratte, fatte di pochi segni. Lungi dal voler forzare un paragone tra passato e presente, la mostra intende proprio avviare un dialogo fra i due universi, come se parlassero proprio lo stesso linguaggio anche a distanza di secoli.

Martin Kurer Collection
Tradizione e contemporaneità si incontrano in un dialogo visivo e percettivo che non intende forzare corrispondenze, ma che piuttosto vuole rivelare analogie profonde, tensioni interiori e affinità simboliche.
La collezione, che è il punto di partenza del progetto, appartiene a Martin Kurer, collezionista svizzero che ha vissuto a lungo nelle Filippine, agli inizi degli anni ‘90. Per capire meglio che cos’è Spirit of Simplicity Emanuela Burgazzoli ha intervistato, per Alphaville, la co-curatrice della mostra Nora Segreto.
Martin Kurer è un avvocato svizzero d’origine zurighese, adesso ormai da alcuni anni di casa a Lugano, che ha alle spalle una lunga carriera internazionale e una passione per l’arte coltivata fin dall’adolescenza. Una passione che è andata via via crescendo nel tempo. Il suo interesse invece, più specifico per l’arte tradizionale della Cordillera filippina è nato durante un soggiorno di lavoro nelle Filippine, che si è poi trasformato in trent’anni di vita sull’isola di Luzon. Potremmo quasi dire, in un certo senso, che la collezione di Martin Kurer è il frutto di un incontro. Un incontro tra un collezionista occidentale e una cultura che lo ha accolto e affascinato da subito. Non ha acquistato oggetti a caso, Martin Kurer, ma ha cercato sempre un rapporto diretto con le persone, con le storie, con i contesti da cui quei manufatti provenivano. E da allora ha costruito, ha messo insieme una delle raccolte più significative di opere d’arte del popolo Ifugao soprattutto, ma anche Kalinga e Bontok della Cordillera. Opere nelle quali lui riconosce la stessa semplicità formale, e allo stesso tempo però anche la stessa forza simbolica, che hanno guidato poi il suo sguardo anche nel collezionare invece opere d’arte contemporanea. È una raccolta, si potrebbe dire, che parla della sua biografia, dei luoghi in cui ha vissuto, dove ha lavorato e parla anche del suo sguardo, del suo modo di vedere, di scegliere, di vivere l’arte.
Nora Segreto

Martin Kurer Collection
In esposizione 60 opere: 51 provenienti dai popoli Ifugao, Kalinga e Bontok della Cordillera (regione montuosa nel nord dell’isola di Luzon) tra cui sculture antropomorfe, contenitori rituali e oggetti di uso quotidiano – e 9 opere di sei artisti contemporanei provenienti da diversi Paesi asiatici: Li Shirui (Cina), Lao Lianben (Filippine), Endō Toshikatsu (Giappone), Zhang Lin Hai (Cina), Somboon Hormtientong (Thailandia) e Francisco Pellicer Viri (Filippine).
Le cinque direttrici tematiche attorno a cui si articola la mostra sono: colore, matericità, spiritualità, stilizzazione, minimalismo. Cinque direttrici che esplorano altrettante possibilità di intendere la semplicità. La semplicità, in questo contesto, si manifesta come attitudine dello sguardo: un invito a cogliere l’essenza e a lasciare emergere significati che vanno oltre l’apparenza.
Il dialogo tra le sculture tradizionali e l’arte contemporanea nasce dal desiderio di esplorare la semplicità come un linguaggio trasversale. Noi volevamo mostrare come oggetti appartenenti a culture e tempi differenti potessero risuonare tra loro, creare delle connessioni percettive capaci di sorprendere il visitatore.
Nora Segreto
Il potere della semplicità
Alphaville 17.07.2025, 11:05
Contenuto audio