Messo in programmazione subito dopo "La Bella Estate" di Laura Luchetti, "Čuvari formule" (Guardians of the Formula) si è perso, per dirla in gergo tecnico, un po' di stampa. Ed è un peccato perché quello realizzato da Dragan Bjelogrlić è un film davvero ben costruito e di una straordinaria attualità.
Innanzitutto perché poco distante dalla ex-Jugoslavia (in cui è ambientato e prodotto, vista la produzione congiunta di Serbia, Slovenia, Montenegro e Macedonia del Nord) una guerra è in corso e quasi quotidianamente si temono eventi pericolosi nella regione della centrale nucleare di Zaporižžja. Poi perché -complice il conflitto- quell'atmosfera di guerra fredda nella quale la vicenda è ambientata, si sta di nuovo riformando. Con il corollario di paure che accompagnano ogni possibile sviluppo della crisi.
"Čuvari formule", basato sul racconto "Vinča Case" del prof. Goran Milašinovićm e ispirato a una storia vera, è ambientato nell'ottobre del 1958. Nel pieno della tensione tra i due blocchi, con i governi di più o meno tutte le nazioni impegnati da un lato nello sviluppare un ordigno atomico, per "protezione" da eventuali attacchi nemici, ma anche concentrati nello studio di una possibile cura per chi, malauguratamente, fosse esposto agli effetti della bomba. Qui si incrocia la storia dei due protagonisti principali: da un lato l'eroe "positivo", il professor Georges Mathé (Alexis Manenti) luminare nello studio di una cura per le malattie da radiazione, basata sulla pionieristica terapia del trapianto di midollo osseo; dall'altra il professor Dragoslav Popović (Radivoje Bukvić) coordinatore del gruppo che lavora al Vinča Institute nei pressi di Belgrado, allo sviluppo della tecnologia nucleare jugoslava. Quando, nel corso di un esperimento, Popović e alcuni suoi collaboratori restano gravemente irradiati, non resta altro che trasportarli con estrema urgenza a Parigi per metterli nelle mani dell'equipe di Mathé.
Tra incomprensioni linguistiche e le ovvie diffidenze, tra medici e pazienti si crea una forte amicizia e condivisione, così come tra i due scienziati, impegnati a loro modo in una ricerca che è "destinata a cambiare la storia" ma dalla valenza completamente opposta. Chi costruendo uno strumento di morte, chi crecando di strappare al destino mortale. E cresce palpabile il conflitto tra i due fronti con, da un lato, il professor Mathé che ha dedicato tutta la sua vita alla lotta alle armi nucleari, anche attivamente protestando in numerose manifestazioni; dall'altro il professor Popović, che ha dedicato la sua di esistenza a rendere reale il progetto di un'arma nucleare per il suo paese. Diffidenze che portano anche a dubitare dei veri intenti delle cure del team di medici francesi: sono mossi dal desiderio reale di curare i pazienti "nemici" o li vogliono usare solo come cavie umane per la ricerca?
Dragan Bjelogrlic è uno dei più grandi attori, registi e produttori serbi, con 40 anni di carriera alle spalle nel mondo del cinema e della tv. Il suo film più famoso, del 2010, è "Montevideo, God Bless You!" selezionato dalla Serbia per la corsa all'Oscar come miglior film in lingua straniera.