A Lugano (e Massagno) torna dal 10 ottobre il FFDUL, Film Festival Diritti Umani di Lugano che anche per la sua 11a edizione si conferma nella durata di 11 giorni (fino al 20 ottobre) e con un concorso internazionale per il quale sono stati selezionati 8 lungometraggi provenienti da diverse parti del mondo.
Una tradizione, ormai, il Festival che porterà a Lugano numerose personalità legate non solo agli oltre 30 film proposti durante la manifestazione, che si propone di “raccontare i diritti umani, mettendo in luce le tematiche più rilevanti e urgenti dell’attualità”.
Ad aprire il programma gli 8 film del Concorso internazionale che si contenderanno il Premio della giuria, il Premio del pubblico e il Premio ONG. I film selezionati per il Concorso sono “Grand me” di Atiye Zare Arandi, “Memories of a burning body” di Antonella Sudasassi Furniss, “Savanna and the Mountain” di Paulo Carneiro, “To a land unknown” di Mahdi Fleifel, “sr” di Lea Hartlaub, “The black garden” di Alexis Pazoumian, “Amal” di Jawad Rhalib e “Pisni zemli, shcho povilno horyt’ (Songs of slow burning earth)“ di Olha Zhurba, che ha già favorevolmente impressionato pubblico e critica all’ultima Mostra di Venezia. La giuria del Concorso è composta da Catherine Bizern, delegata generale del festival Cinéma du réel di Parigi, Daniele Gaglianone, autore de “I nostri anni” presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes 2001 e Sabine Gebetsroither, co-direttrice di Crossing Europe Film Festival Linz, uno dei festival cinematografici più importanti in Austria.
Numerosi gli incontri pubblici che avranno come ospiti, oltre al giurato Daniele Gaglianone, anche diverse personalità quali il regista Yuri Ancarani, la direttrice di Amnesty International Ucraina Veronika Velch, la giornalista Chitra Subramaniam che incontrerà gli studenti delle scuole.
Quest’anno il Premio Diritti Umani per l’Autore FFDUL è stato conferito al regista israeliano Avi Mograbi, che sarà a Lugano venerdì 18 ottobre per ritirare il premio.
“Avi Mograbi è uno degli autori più importanti del cinema documentario contemporaneo. Il suo lavoro è fondamentale per capire il Medio Oriente e Israele in particolare. Senza mai rinunciare a una cinepresa viva, che rimette in discussione costantemente la realtà che riprende e al tempo stesso la posizione dell’autore, Avi Mograbi ci insegna che il cinema può essere un mezzo potente di riflessione e denuncia anche quando diventa più sperimentale nella forma. Il suo è infatti un cinema attivo, in continua ricerca, che esplora con costanza ingiustizie e contraddizioni senza rinunciare a schierarsi. La fede di Mograbi nel potere della testimonianza attraverso le immagini, non solo attraverso i suoi film ma anche grazie all’organizzazione “Breaking the silence” di cui è membro attivo, è fondamentale per capire il suo lavoro ed è di esempio per tutte e tutti noi – spiega Antonio Prata direttore del FFDUL – È proprio il valore della testimonianza che incontra nel suo cinema i dilemmi etici dell’immagine e del suo impiego”.
Due i suoi film che saranno presentati nell’ambito del Festival: “Z32”, presentato in anteprima al Festival di Venezia (Orizzonti Doc nel 2008) raccoglie la testimonianza e i dubbi di un soldato israeliano che ha partecipato a un’operazione di vendetta contro due poliziotti palestinesi. “Avenge, but one of my two eyes”, film del 2005, racconta invece il conflitto tra Israele e Palestina: così come i giovani israeliani si ispirano al mito di Sansone, preferendo la morte alla sottomissione, anche i giovani palestinesi trovano modi di resistere. Nonostante questo scenario, il regista Avi Mograbi mantiene la speranza in un possibile dialogo di pace.
Avi Mograbi, vive ora a Lisbona: dopo le prime esperienze nella produzione lavorando come assistente alla regia in spot pubblicitari e lungometraggi, inizia la carriera di regista nel 1989, affiancandola a quella di insegnante di cinema documentaristico e sperimentale all’Università di Tel Aviv e alla Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme. I suoi film sono stati presentati nei festival di tutto il mondo, : l’ultimo, “The First 54 years: An Abbreviated Manual for Military Occupation” (del 2021) è stato presentato a Visions du Reel. Nato in una benestante famiglia israeliana, è un incrollabile uomo di sinistra e uno dei più coerenti critici dell’operato del suo Paese. Mograbi è un regista impegnato socialmente ed è tra i promotori e sostenitori di “Breaking the Silence”, un’organizzazione dedicata alla raccolta delle testimonianze dei soldati israeliani che hanno prestato servizio nei territori palestinesi occupati.
In occasione della sua partecipazione al FFDUL lo abbiamo intervistato.
Intervista a Avi Mograbi
Alessandro Bertoglio, Alphaville 09.10.2024, 11:00