Oltretevere

Il Papa e l’astronauta: dialogo sotto lo stesso cielo

A 56 anni dall’allunaggio dell’Apollo 11, Leone XIV parla con Buzz Aldrin tra memoria, fede e meraviglia del cosmo

  • 21 luglio, 12:00
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  • Vatican Media
Di: Paolo Rodari 

In una serata carica di memoria e significato simbolico, Papa Leone XIV ha avuto domenica 20 luglio 2025 un colloquio telefonico con uno dei protagonisti della più celebre missione spaziale della storia: l’astronauta Buzz Aldrin, secondo uomo a camminare sulla Luna dopo Neil Armstrong il 20 luglio 1969, nell’ambito della missione Apollo 11 della NASA.

La conversazione, tenutasi proprio nel 56º anniversario di quell’impresa che cambiò per sempre il rapporto dell’umanità con il cielo, è stata voluta dal Pontefice come gesto di riconoscimento per una delle più straordinarie conquiste dell’ingegno umano. Ma anche come momento di riflessione sul nostro posto nell’universo, sul mistero della Creazione e sulla responsabilità che abbiamo nei confronti della Terra e delle generazioni future.

Un dialogo tra scienza e spiritualità
Papa Leone XIV, da sempre attento osservatore del dialogo tra fede e scienza, ha voluto ripercorrere insieme a Buzz Aldrin i momenti salienti di quella missione, ascoltando i suoi ricordi personali, le sue emozioni, il silenzio lunare, l’assenza di peso, e quella famosa visione della Terra sospesa nel buio dello spazio: piccola, fragile, eppure straordinariamente viva.

Durante la conversazione, Leone ha condiviso con Aldrin un passo del Salmo 8: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?”. Una meditazione condivisa sul mistero dell’esistenza, sulla grandezza dell’universo e sull’umiltà della condizione umana, che proprio nella vastità del cosmo si riscopre creatura, parte di un tutto più grande, non padrona ma custode della vita.

Il Papa ha parlato dell’allunaggio come di un’impresa che ha mostrato “ciò che l’umanità può realizzare quando unisce intelligenze, cuori e volontà nella ricerca della conoscenza e della pace”. Una missione che, a suo dire, “non è soltanto un trionfo tecnologico, ma anche una parabola spirituale: il desiderio dell’uomo di elevarsi, di cercare, di guardare oltre”.

Un’eredità che parla al presente
Buzz Aldrin, oggi novantacinquenne, ha ringraziato il Papa per le sue parole, ricordando con emozione non solo il viaggio nello spazio, ma anche il senso di responsabilità che ne è derivato: “Da lassù, la Terra sembrava così fragile, come una perla blu nella vastità. Non puoi vederla senza capire che dobbiamo proteggerla”, ha detto l’ex astronauta.

Leone ha colto l’occasione per riaffermare il suo impegno in favore dell’ecologia integrale, tema centrale del suo pontificato, rilanciando un appello a custodire il pianeta con la stessa determinazione e collaborazione con cui fu raggiunta la Luna.

Benedizione e gratitudine
Al termine della telefonata, Papa Leone XIV ha impartito la sua benedizione a Buzz Aldrin, alla sua famiglia e a tutti i collaboratori che resero possibile quella missione, definendoli “testimoni della bellezza della scienza quando è al servizio dell’umanità”. Ha poi esteso la benedizione “a tutti coloro che oggi lavorano per un futuro in cui la tecnologia, la conoscenza e la spiritualità possano camminare insieme”.

Il colloquio, durato circa venti minuti, si è concluso con un reciproco scambio di auguri e con un rinnovato invito, da parte del Papa, a continuare a guardare il cielo “non solo con occhi scientifici, ma anche con il cuore aperto allo stupore e alla gratitudine”.

Un anniversario che ci interroga
A 56 anni da quell’impronta lasciata sulla polvere lunare, le parole del Papa e di Aldrin riportano alla domanda fondamentale che attraversa le epoche: chi siamo nell’immensità del cosmo? E soprattutto, quale uso vogliamo fare della nostra intelligenza, della nostra tecnologia, della nostra libertà?

In tempi segnati da conflitti, crisi ambientali e sfide globali, il ricordo dell’Apollo 11 – così come la voce di due uomini, uno di fede e uno di scienza – invita a ritrovare la forza del sogno e la responsabilità del futuro.

Non è la prima volta che la Chiesa guarda al cielo con mente aperta e spirito di ascolto. Nel corso del suo pontificato, Leone XIV ha più volte ribadito l’importanza di un dialogo serio e costruttivo tra scienza e fede, sostenendo che la meraviglia suscitata dalle scoperte astronomiche non contraddice la fede, ma la arricchisce. Anche la possibilità che possa esistere vita in altri angoli dell’universo non viene esclusa: “La creazione di Dio è più vasta di quanto possiamo immaginare”, ha affermato in passato il Pontefice, facendo eco alla posizione già espressa da suoi predecessori e da numerosi scienziati e teologi cattolici.

In questo orizzonte, la Chiesa si conferma attenta non solo alla dimensione spirituale dell’essere umano, ma anche alle sue domande più profonde, comprese quelle che nascono osservando le stelle. Perché, come ha ricordato il Papa durante la telefonata, “guardare il cielo ci fa scoprire qualcosa di più grande, ma anche qualcosa di più vero dentro di noi”.

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Telegiornale 20.07.2025, 20:00

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