Oltretevere

Pio XII in silenzio, Leone in campo: la diplomazia vaticana contro l’apocalisse atomica

Dal silenzio contemplativo del dopoguerra all’impegno diplomatico attivo di oggi, il Vaticano torna protagonista nel contrasto alla minaccia nucleare, con Papa Leone che guida una nuova stagione di dialogo e speranza

  • 2 ore fa
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  • Pio XII a San Lorenzo dopo il bombardamento su Roma del 9 luglio 1943- Ansa
Di: Paolo Rodari 

Nel 1945, il mondo cambiò per sempre in pochi istanti. Le esplosioni atomiche su Hiroshima e Nagasaki segnarono l’inizio di un’era nuova e inquietante: l’era nucleare. Due bombe, due detonazioni che non solo distrussero intere città e causarono una devastazione umana senza precedenti, ma aprirono una ferita profonda nella coscienza globale. Per la prima volta, l’umanità prese consapevolezza che la fine del mondo poteva essere decisa con la semplice pressione di un pulsante.

Mentre le città giapponesi venivano inghiottite dalle fiamme, la Chiesa cattolica, allora guidata da Pio XII, scelse la via del silenzio e della preghiera. Un atteggiamento che molti criticarono come timido, ma che rifletteva la complessità di un momento in cui il mondo intero si interrogava sul senso di quella catastrofe e sul ruolo della fede di fronte a un male così assoluto.

Oggi, a ottant’anni di distanza, il testimone spirituale e morale di quella responsabilità è raccolto da Papa Leone, un pontefice che rappresenta una svolta significativa nell’approccio vaticano ai temi della pace e della sicurezza internazionale. Richiamandosi idealmente al suo omonimo del V secolo, il Papa che fermò Attila con la sola forza della parola, anche lui si propone come un mediatore instancabile, un uomo che tenta di disinnescare le tensioni globali attraverso un’unica, potente arma: il dialogo.

Il Vaticano non si limita più a osservare le crisi mondiali dalla torre d’avorio della fede. Sotto la guida di Papa Leone, la Santa Sede è divenuta un attore diplomatico attivo, capace di condurre missioni riservate, avviare colloqui con ambasciatori delle grandi potenze nucleari, promuovere iniziative interreligiose e lanciare appelli pubblici contro la corsa al riarmo.

«La pace non si impone con la paura, ma si costruisce nel dialogo», ha dichiarato recentemente Leone durante il vertice sul disarmo convocato alle Nazioni Unite, ribaltando in modo netto le tradizionali dottrine della deterrenza nucleare, che dominano ancora le strategie militari dei grandi blocchi mondiali.

Per il pontefice, la vera forza non risiede nella capacità distruttiva, ma nel potere persuasivo della parola. È la forza morale di chi, senza eserciti né minacce, continua a credere che il dialogo possa ancora fermare il fuoco, evitando la catastrofe atomica.

Questa preoccupazione vaticana non è mera retorica. Secondo numerosi esperti di sicurezza internazionale, il rischio di un conflitto nucleare oggi è più alto che mai dalla crisi dei missili di Cuba nel 1962. Le tensioni nei teatri geopolitici chiave — dall’Ucraina al Medio Oriente, dal Pacifico alla Corea — disegnano una mappa globale di instabilità, in cui l’incubo atomico torna drammaticamente al centro del dibattito internazionale.

In questo contesto complesso e volatile, Papa Leone non è solo un leader religioso: è una voce alternativa e coraggiosa, una coscienza globale che cerca di parlare ai cuori e alle coscienze dei decisori politici. Come un moderno Leone di fronte ai nuovi Attila del nostro tempo, il pontefice percorre le vie della diplomazia con una determinazione silenziosa ma costante.

La sua battaglia è quella della parola contro la minaccia nucleare, un richiamo urgente e chiaro a non ripetere gli errori del passato. Perché la pace – ieri come oggi – resta una possibilità concreta, e la guerra atomica, per quanto inquietante, è ancora evitabile.

12:57

Letteratura anti-atomica

Alphaville 31.07.2025, 11:30

  • mulino.it
  • Natascha Fioretti

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