Quando ho cominciato a preparare lo speciale di Natale di Alice, l’appuntamento settimanale che ogni sabato Rete Due dedica alla letteratura, il mio primo pensiero è stato per il Grinch, il meraviglioso e verdissimo nemico del Natale a cui è sempre andata tutta la mia simpatia.
Il Grinch, noto anche con il nome di Sgruntolo (sotto l’influenza del paperiniano sgrunt!), non nasce come protagonista cinematografico, ma come antieroe letterario nel racconto dello scrittore Theodor Seuss Geisel. How the Grinch Stole Christmas!, pubblicato in inglese nel 1957 e in italiano solo nel 2000, è di fatto una critica al capitalismo delle feste con un’ottima qualità letteraria e una forma interessante, perché è scritto in rima e accompagnato da illustrazioni autografe. È un libro dickensiano e anti-dickensiano allo stesso tempo, perché recupera la figura dell’egoista Ebenezer Scrooge (poi redento) ma elimina il buonismo vittoriano del Canto di Natale, rimpiazzandolo con una feroce ironia. Al di là degli aspetti letterari, continuo a pensare che il Grinch avesse ragione a voler boicottare il Natale; dopotutto, voleva solo starsene un po’ in pace. In onore del bistrattato Grinch, allora, ho selezionato cinque libri per i burberi e gli irritabili, per i solitari delle feste che, come il Grinch, hanno “il cuore di due taglie troppo piccole”, per chi vuole vivere un Natale più intimo… o semplicemente trovare una scusa per starsene a casa a leggere.

Celia Fremlin, La lunga ombra (Sellerio, 2025)
Iniziamo con un bell’omicidio natalizio. La lunga ombra ha sostato sul mio comodino per una sola notte, in cui comunque me lo sono sognata. Il romanzo dell’autrice britannica Celia Fremlin, pubblicato in italiano da poche settimane, è un noir elegante, divertente e di grande profondità psicologica. Imogen Barnicott piange la morte del marito Ivor quando, proprio nei giorni di Natale, riceve una telefonata in cui viene accusata dell’omicidio. È vero? Poco importa, perché da quel momento dai Barnicott serpeggia un’inquietudine fortissima che si espande a macchia d’olio: le feste e momenti di riposo si tingono di nero; famiglia e amici si dimostrano una presenza invasiva e raggelante… finché la vicenda si risolve con un finale inaspettato.
Marco Presta, Canto di Natale con autotune (Einaudi, 2025)
Ecco un altro libro anti-dickensiano e dickensianissimo, un volume che attualizza il classico inglese ambientandolo nella Roma dei giorni nostri. Lo Scrooge di Presta, il produttore musicale Aurelio Scrocchia, si redimerà anche alla fine, ma intanto ha da ridire (in modo estremamente divertente) su tutto e su tutti. È un cattivo simpatico e dissacrante che denuncia una condizione oggettiva: la qualità infima di certi pezzi che passano in radio… una lamentela condivisa da Marco Presta durante il suo Ruggito del coniglio, il programma di satira che va in onda da tanti anni su Radio Due.

Dino Buzzati, Il panettone non bastò (Mondadori, 2024)
«Sul Natale sono state dette fiumane di parole […]. A prima vista sembra che, per parlarne ancora, ci voglia una bella dose di coraggio. Ma non è vero». Ne Il panettone non bastò l’autore de Il deserto dei tartari riunisce racconti, fiabe, brevi saggi, poesie… un piccolo mondo che critica il Natale dei consumi e mette in evidenza il Natale degli affetti o delle curiosità. Buzzati ci racconta il suo primo 25 dicembre senza il padre, fa una riflessione sulla tecnica del presepio, propone la cronaca del suo Natale africano direttamente da Addis Abeba... e tanto altro. La raccolta, curata da Lorenzo Viganò per gli Oscar Mondadori, recupera tutti i temi cari a Buzzati: dall’attesa, ai legami familiari, all’inevitabile scorrere del tempo.

Gunnar Gunnarsson, Il pastore d’Islanda (Iperborea, 2016)
Sulla copertina de Il pastore d’Islanda torreggiano due bestie lanose su uno sfondo di neve e di cielo. Benedikt deve attraversare questo deserto bianco quando, la prima domenica dell’Avvento, si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite, nel buio e nel gelo dell’Islanda. È accompagnato solo da due amici: il cane Leó e il montone Roccia. La solitudine diventa la «condizione stessa dell’esistenza», nel corso di un’avventura che si fa parabola universale. Il pastore d’Islanda lancia un messaggio autentico e crudo che pare abbia ispirato anche Ernest Hemingway ne Il vecchio e il mare. Noi lo leggiamo nella traduzione di Maria Valeria D’Avino.

Vivian Lamarque, Poesie di dicembre (Emme Edizioni, 2010)
«E la sera / nessun firmamento / si accende una scatola / con dentro una luce / che loro chiamano tivù: è il loro cielo / ma è senza luna / e di stelle nemmeno una». Vivian Lamarque disegna un universo semplice, intimo e pieno di Grazia. I versi di Larmarque, uniti alle illustrazioni di Alessandro Sanna, sono un manto lieve svela la delicatezza delle cose minute e quotidiane. Un piccolo regalo di Natale da parte di una delle voci più importanti della poesia italiana contemporanea (già vincitrice del premio Viareggio e dello Strega poesia).
Storie per sopravvivere alle feste
Alice 20.12.2025, 14:35
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