A fine mese, ogni mese, guardiamo alle uscite degli ultimi trenta giorni (o trentuno, o ventotto), lasciandoci guidare dalle recensioni delle testate specializzate. Dalle star affermate all’underground, ecco gli album che meritano ascolto e attenzione.
UK: Ed Sheeran – Autumn Variations
“La musica pop di successo spesso si basa sull’immediatezza e sulla semplicità, e i pasticcini di Sheeran, privi di rischi e di arte, sono evidentemente ciò che la gente vuole. Il fatto è, però, che ora Ed è un musicista che definisce un’epoca: si è guadagnato un posto accanto a Bowie, Elton, George Michael, Morrissey ed Elvis Costello nel pantheon dei grandi artisti solisti britannici.
La differenza tra Sheeran e gli altri musicisti appena citati sarà evidente per alcuni, ma del tutto irrilevante per molti altri. Per i primi, Autumn Variations sarà l’ennesima occasione per disperarsi per la colossale popolarità di una musica così orgogliosamente priva di immaginazione, fermamente poco originale e volontariamente priva di intelletto. Tutti gli altrieh, saranno troppo impegnati a premere repeat.”
(The Guardian)
AUSTRALIA: Kylie Minogue – Tension
“Uno dei grandi punti di forza della Minogue come artista è la sua capacità di capire esattamente quale canzone possa funzionare per lei. Dotata di una voce dolce e scintillante, è la principessa del pop perfetta.
Pescando influenze dalla musica dance degli ultimi 50 anni, i grandi apici pop della Minogue guardavano alla disco, alla house, al dance-pop e al synthpop. Tutte queste influenze sono disseminate nel suo ultimo disco, Tension. Ci sono alti entusiasmanti, ed è probabilmente uno dei migliori dischi dance-pop del ventunesimo secolo. Non è appesantito da temi pesanti di alcun tipo. Al contrario, la Minogue capisce che il miglior tipo di dance-pop è la gioia pura e semplice. Con Tension ha dimostrato che nessuno lo fa meglio di lei.”
(Popmatters)
ITALIA: Coez & Frah Quintale – Lovebars
“Le 12 tracce di Lovebars condividono tra loro un’atmosfera, seppur il produttore cambi quasi in ogni canzone. C’è l’hip hop classico anni ‘90, ci sono gli incastri rap, ma anche le hit radiofoniche pop e qualche venatura cantautoriale. Il tutto raccolto in un artwork molto curato e coerente: l’arte a olio realizzata da Daniele “Bufer” Attia, writer della scena milanese, è elegante ma non soffoca l’estetica urban. Nella copertina i due amici, Frah e Coez, si tagliano i capelli di fronte a una toeletta improvvisata e precaria. Lo specchio che riflette la loro immagine è appoggiato su un tavolino, insieme a filtri, cartine, una drum machine e una birra cinese Tsingtao. C’è odore di città. Un filo iconografico che collega piazza Vittorio a Roma con la milanese via Sarpi.”
(Vanity Fair Italia)
UK: The Chemical Brothers – For that beautiful feeling
“Dopo più di venticinque anni di carriera, tutti sanno che i Chemical Brothers sono maestri nel loro campo. Ma è la costante reinvenzione del sound da parte dell’iconico duo di Manchester – sempre intento a spingere la musica dance da festival in alto, fino alla stratosfera – a mantenere questi giganti della dance in cima al trono della musica elettronica.
[…] Dopo il lockdown, la reputazione di Tom Rowlands e Ed Simons è salita alle stelle. Freschi di aver dominato un’altra stagione estiva di festival, i due tornano con l’album numero dieci, uno dei migliori della loro carriera. Registrato nel loro studio vicino alla costa meridionale, ma con i rave party in testa, For That Beautiful Feeling è pieno di pezzi spaccatutto che ricordano l’intramontabile Hey Boy Hey Girl del 1999, o l’estasi pura di Three Little Birdies Down Beats del 1995, dal loro fondamentale debutto Exit Planet Dust.”
(New Musical Express)
IRLANDA: Roísín Murphy – Hit Parade
“La verità è che Hit Parade è il miglior disco della carriera di Murphy, la definizione di un trionfo certificato. È allo stesso tempo musicalmente vasto e in qualche modo limitato dalle circostanze, una vetrina di tutto ciò che di impressionante c’è nella musicista, anche se privata dell’eccitazione che storicamente ha caratterizzato il suo lavoro, sempre così vitale. Come la copertina dell’album, realizzata da Beth Frey, Hit Parade è colorata, divertente e ingombrante, ma anche vagamente sfigurata, suo malgrado.”
(Pitchfork)