Nella musica è (anche) una questione di atmosfera. E Gotan Project nei loro pezzi ne hanno creata parecchia. Da vendere, si può dire, se pensiamo ai buoni riscontri commerciali dei loro dischi. Formatisi a Parigi sul finire dei ’90 dall’incontro tra lo svizzero Christoph Müller, il francese Philippe Cohen Solal e l’argentino Eduardo Makaroff, hanno rivoluzionato il tango argentino fondendolo con i battiti dell’elettronica e le vibrazioni urban.
Ospite in studio a Rete Due, Christoph Müller ha ripercorso le tappe più significative della parabola del gruppo, a cominciare dal disco che li rivelò al pubblico, La revancha del tango (2001). «Nell’industria musicale, ma anche amici dall’Inghilterra, ci chiedevano: “Ma cos’è questo? Davvero volete mettere questi strumenti [il bandoneon] nella musica dance?” Ma avevamo notato che quando suonavamo i nostri pezzi nei club, questi avevano un effetto sul pubblico». Lo chiameranno “Gotanator effect”, un fenomeno «che attirava molta più gente, che veniva a vederci». Il trio capì che qualcosa stava nascendo, poi «hanno cominciato a passarci in trasmissioni come Worldwide di Gilles Peterson [BBC] e il resto è storia».
La musica di Gotan Project è sempre stata in equilibrio. Vale per le fonti di ispirazione, fra tradizione e modernità, ma anche per il processo creativo: «Noi tre preparavamo le basi, componevamo le melodie e le strutture» ricorda Müller, «ma molto importante era l’apporto dei musicisti argentini con cui collaboravamo». Artisti che, con un approccio jazz, venivano lasciati liberi di esprimersi «e così, sulla base dell’improvvisazione, costruivamo il pezzo definitivo».
Dopo tre dischi e tre tour mondiali, nel 2011 Gotan Project decisero di fermarsi. Müller continuerà a lavorare con Makaroff «avevamo già scritto delle colonne sonore per il cinema, quindi avevamo sviluppato una certa complicità». Assieme alla cantante francese Catherine Ringer formeranno un nuovo trio sempre all’insegna del tango, il Plaza Francia Orchestra: «È una voce straordinaria» dice Müller di Ringer, «Abbiamo avuto il privilegio di lavorare con lei. Il primo album è interamente dedicato a lei e ha partecipato anche al secondo».
Müller non si ferma mai. Di recente ha collaborato con il pioniere tedesco della musica elettronica Roedelius (Cluster) a un album di forte impronta sperimentale e con il coreografo hip hop Mourad Merzouki per lo spettacolo Beauséjour. Prossimamente uscirà con Anthropocène, ancora una volta con Makaroff: «è un progetto che abbiamo molto a cuore […] Il contenuto è l’Antropocene, l’epoca in cui dobbiamo vivere ora. Tutti i brani provano a trattare dei dati scientifici. Parlano di natura e di noi, e di come possiamo convivere. Per questo abbiamo invitato dei “messaggeri”: possono essere rapper, cantanti o anche voci di personaggi già morti ma che dicono qualcosa di interessante». La pubblicazione di Anthropocène è prevista in ottobre.