Quando le forze sono più grandi di te, puoi scegliere di combatterle o fartele amiche.
Drum Therapy, il terzo album di Kush K nasce dall’idea che una botta non più fa male se diventi parte di quella botta, perché essere storditi facilita l’ingresso in quello stato.
Sono riflessioni scatenate dal pesante lutto vissuto dalla musicista poschiavina Catia Lanfranchi, prima di affrontare il nuovo capitolo musicale di Kusk K, uno shock alimentato anche dalla sensazione di “rottura” causata dallo stravolgimento della sua formazione. «Sono stati anni difficili per me, personalmente» ricorda Lanfranchi nell’intervista di Sandra Romano, «Ho vissuto una perdita di una persona vicina, che ha avuto un grande impatto sui miei ultimi anni, e anche su questo album. Sai che vuoi andare avanti, che hai creato musica nuova, poi la tua vita viene stravolta. Questo ti plasma, diventi una persona nuova. Influenza quello che fai e il modo di vedere le relazioni e la vita».
Prendiamo Lotophagi del 2020, premiato da Indie Suisse come migliore album svizzero dell’anno, e prendiamo Drum Therapy... e sono due mondi lontani. Le canzoni non sono più solo canzoni, sono riflessioni sul fatto che esistano, sul motivo per cui si persegue un obbiettivo musicale.

Kusk K oggi sono concettuali e sperimentali. Le sette canzoni di Drum Therapy, concepite tra la Valle di Blenio, la Sardegna, Bienne e Zurigo, sono lo spaccato della visione di un’artista che si sposta sempre più verso il significato delle proprie idee. Ascoltarle è un’esperienza immersiva, dove il ritmo non è scandito da una batteria (se non in rare occasione) ma dall’alternarsi di canzoni che sono stati d’animo. A proposito del soggiorno in Valle di Blenio, Lanfranchi racconta: «Eravamo a Cima Città, un luogo bellissimo in cui puoi fare residenze e che puoi affittare a basso costo, come artista. C’era una sala prove e c’era anche la band, per provare o anche solo per pensare e lavorare. Abbiamo trascorso una settimana a scrivere le canzoni».
Serietà e ambiguità, leggerezza e vigore, rigore e gioco, un gioco di contrasti alla fine del quale, spentasi l’ultima canzone, hai la sensazione d’affacciarti sull’ignoto.
