Non fosse stato per la sua indole pacifista, avremmo potuto parlare di “una melodiosa macchina da guerra”, parafrasando. Pur con tutte le sue contraddizioni, il movimento Red Wedge, lanciato il 21 novembre 1985 nel Regno Unito, rappresentò un interessante caso di pop che scende in politica. E con una formazione di tutto rispetto, basti pensare ai capifila Billy Bragg, cantautore, espressione del folk di protesta, e Paul Weller, già alla testa dei Jam e leader in quel momento degli Style Council, band che veicolava messaggi impegnati col suo pop raffinato («Quando sei sul fondo, non resta che gridare verso la cima», recita Shout to the Top, uno dei suoi pezzi più noti).
Obiettivo dichiarato degli attivisti Red Wedge: far sloggiare la Premier Margaret Thatcher dal 10 di Downing Street. Un fine da raggiungere tirando la volata al Partito Laburista e al suo segretario, Neil Kinnock, alle elezioni generali del 1987. Per avere successo nell’intrapresa, occorreva mobilitare i fan, riavvicinare i giovani alla cosa pubblica tramite la musica, portare la politica nel pop e il pop nella politica.
Nonostante il nome, “Cuneo rosso”, fosse ispirato a un manifesto della propaganda bolscevica di El Lissitzky del 1919, non lo si poteva definire un movimento comunista. Anzi. Il loro essere di sinistra “all’acqua di rose” gli procurò scetticismo e critiche da parte di colleghi più radicali. Siamo nella galassia dell’agitpop, corrente artistica che diffondeva contenuti militanti, veicolati tramite canzoni orecchiabili. Una scena di cui facevano parte anche band come Housemartins e Redskins.
Invitato a unirsi al Red Wedge, Paul Heaton degli Housemartins (il cui bassista era Norman Cook, il futuro Fatboy Slim), declinò quando si sentì rispondere «no» alla scomoda domanda: «Volete nazionalizzare l’industria musicale?».
In realtà non c’era una perfetta aderenza nemmeno fra Red Wedge e Labour, e questo nonostante il movimento - che si poneva come indipendente - avesse per qualche tempo occupato degli uffici nella sede del Partito. Osservando più da vicino, le parti presentavano distanze tanto nei contenuti (specie sui temi razziali e della sessualità, con i politici più cauti, diciamo così), quanto nelle finalità.
Mentre i musicisti lavoravano per cacciare la Lady di ferro e lasciarsi alle spalle le sue politiche liberiste, il Partito si stava ricollocando al centro, evitando di prendere posizione su alcuni temi. Per dire, Kinnock non aderì apertamente allo sciopero dei minatori. È la politica, bellezze, dove in nome delle convergenze di interessi a volte occorre abbozzare. «Non stavamo dicendo che il Partito Laburista avesse tutte le risposte, ma se la scelta fosse stata tra loro e la banda di Thatcher, o l’SDP [i socialdemocratici], allora non ci sarebbe stata gara», commenterà in seguito Paul Weller. Agli occhi degli artisti del Red Wedge, il Partito Laburista era un po’ il male minore.
Come andò a finire? Che i laburisti persero le elezioni del 1987 e “Maggie” fu confermata Premier. La strategia non aveva funzionato: alla fine, ai frequentatori dei concerti interessava ascoltare buona musica, altrimenti tanto valeva andare ai comizi. Billy Bragg volle vedere il proverbiale bicchiere mezzo pieno. Riteneva di essere riuscito a ridurre le distanze tra i giovani e il Partito Laburista, e guardando a ciò che accadrà dieci anni dopo forse non aveva torto. Paul Weller, invece, capì che questa attività non faceva per lui. «È stata un’esperienza illuminante; mi ha fatto capire cosa penso della politica. È un gioco. Mi interessa pochissimo», ricorderà. «La convergenza fu più estetica che politica», è la conclusione del critico musicale Simon Reynolds.
La fine del dominio conservatore sarebbe arrivata solo nei primi anni ’90, con il successore di Thatcher, John Major, percepito come leader di scarso carisma e indebolito dalla crisi della sterlina del 1992.
Nel 1997 si entrerà in una nuova era, con la vittoria del New Labour di Tony Blair, promotore della “terza via”, un socialismo intriso di neoliberismo, verbo a cui il crollo del Muro aveva definitivamente sciolto le briglie. Anche questo Labour avrà la sua colonna sonora: quella del britpop, della Cool Britannia, i cui musicisti, visti come dediti a divertimento ed eccessi, in realtà nei loro testi fotografavano il paese depresso del post-thatcherismo. Il loro era desiderio di brillare in mezzo a quel torpore. Noel Gallagher degli Oasis sarà ospite di Blair nella sua nuova residenza per l’inaugurazione del premierato. Una festa a cui invece Damon Albarn dei Blur rifiutò di presentarsi, poco convinto di questi crescenti inciuci fra rock e politica.
Tutta un’altra musica. Il Red Wedge era già esperienza superata da un pezzo. Si era sciolto nel 1990.
Housemartins
Babylon’s burning 08.09.2025, 19:35
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