Cure a rischio

Infermieri in fuga: la crisi del sistema sociosanitario

In Ticino e in Svizzera, il personale sociosanitario abbandona la professione. Tra carichi insostenibili, mancanza di riconoscimento e risposte politiche lente, il sistema è a rischio

  • Oggi, 07:00
  • 26 minuti fa
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Di: Alphaville/EBo 

«Oggi lavorare in ambito sanitario e sociosanitario significa affrontare pressioni costanti», afferma Fabienne Cocchi, infermiera specializzata e responsabile della formazione di SCuDo. «I pazienti sono più complessi, il tempo è sempre meno, e questo genera un enorme stress. Chi si occupa di cure vorrebbe ascoltare, accompagnare, non solo fare. Ma la realtà è fatta di turni lunghi, burocrazia e carichi pesanti».

Il fenomeno della “fuga” degli infermieri non è nuovo, ma assume oggi contorni allarmanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030 mancheranno 4,9 milioni di infermieri nel mondo, di cui 65.000 solo in Svizzera. E i dati raccolti durante un recente webinar organizzato dalla SUPSI confermano la tendenza: il 30% dei neo-laureati lascia il posto di lavoro entro il primo anno, il 57% entro il secondo.

Maria Giovanna Colatrella, responsabile della Formazione Continua Area Sanità della SUPSI, sottolinea: «Non basta guardare i numeri. Dobbiamo capire le motivazioni. La transizione da studente a professionista è delicata, e spesso le aspettative vengono deluse. Serve una mappatura dei percorsi: chi lascia il posto, abbandona davvero la professione o cerca contesti meno difficili?».

Il problema non riguarda solo i giovani. «Anche i professionisti di mezza carriera iniziano a sentire la fatica e la mancanza di prospettive», aggiunge Cocchi. «È una questione di valori, di equilibrio tra vita privata e lavoro. E quando si parla di cura, le conseguenze ricadono sull’intera società».

Nonostante l’approvazione dell’iniziativa federale “Per cure infermieristiche forti” nel 2021, i tempi di attuazione restano lunghi. «Qualcosa si muove», riconosce Colatrella. «Dal 2024 sono stati introdotti assegni di studio e incentivi per gli studenti residenti. Ma molte misure sono ancora in sospeso. Se non ci diamo obiettivi chiari, rischiamo di perdere il controllo della situazione».

La carenza di personale ha già portato a un aumento dei professionisti frontalieri, soprattutto con diploma ottenuto all’estero. Ma non basta. «Formiamo circa 240 infermieri all’anno in Ticino, ma il fabbisogno è di 300-350», spiega Colatrella. «E non possiamo parlare solo di numeri: serve qualità, accompagnamento, crescita professionale».

Le soluzioni? «Mettere davvero la persona al centro, anche chi cura», propone Cocchi. «Migliorare i turni, garantire organici adeguati, offrire spazi di ascolto e crescita. Serve una leadership trasformazionale, capace di ispirare e valorizzare. Solo così possiamo rendere il sistema più sano e resiliente».

Maria Giovanna Colatrella conclude con un appello: «Dobbiamo prenderci cura di chi cura. Organizzare percorsi professionali, accogliere le nuove generazioni senza pregiudizi, e accompagnarle. Altrimenti, li perdiamo tutti».

22:46

Infermiere e infermieri in fuga

Alphaville 17.10.2025, 12:05

  • Ti-Press (foto d'archivio)
  • Francesca Rodesino e Barbara Camplani

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