Sottocultura

Lo skateboard come filosofia urbana e motore di trasformazione sociale

Quando un “giocattolo di legno” ridefinisce gli spazi e le relazioni di potere urbane, promuovendo una cultura che viene dal basso

  • Oggi, 08:30
Skate
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Di: Alphaville/EBO 

Il mondo dello skateboard, spesso etichettato come semplice passatempo giovanile, si rivela un fenomeno culturale profondo, capace di riscrivere le dinamiche urbane e di promuovere una nuova consapevolezza degli spazi condivisi. L’analisi offerta nel recente dibattito ad Alphaville ha illuminato come questa pratica, lungi dall’essere solo uno sport, sia una vera e propria sottocultura, uno stile di vita con codici, valori e un’estetica propri, che si manifesta con particolare vivacità nella Svizzera italiana.

Daniela Ciaffi, professoressa di sociologia urbana, ha chiarito il concetto di sottocultura, distinguendola dalla «cultura con la C maiuscola» spesso erogata dalle istituzioni. Le sottoculture, invece, sono «iniziative dal basso» che esprimono una cultura non necessariamente riconosciuta o promossa dai canali ufficiali. Flavio Pintarelli, scrittore ed esperto di skate, ha approfondito come lo skate sia diventato una sottocultura attraverso la creazione di «codici condivisi di linguaggio, di atteggiamenti, di pratiche e codici estetici», sviluppando «una propria identità in relazione ad altre comunità urbane». Questa identità si costruisce anche in opposizione a quelli che sono i valori dominanti della società.

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Skate Borders

RSI Skate Borders 05.09.2025, 12:00

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Ciò che rende lo skate un catalizzatore di cambiamento è la sua capacità di trasformare la percezione e l’uso dello spazio urbano. Quello che per i disinteressati è solo uno «stupido giocattolo di legno», per gli skater diventa uno strumento per «attraversare e vivere lo spazio urbano in maniera diversa». Pintarelli spiega come lo skate, pur scomodissimo come mezzo di trasporto, sia un «mezzo di espressione fisica di se stessi», che sviluppa «una diversa consapevolezza dello spazio urbano». Basta la minima elevazione da terra per cambiare la percezione, e il corpo dello skater, attraverso la tavola, cambia la funzione dello spazio urbano stesso. Una panchina, ad esempio, non è più solo un sedile, ma un oggetto «che serve per compiere dei trick», un trampolino o una superficie per scivolare.

Questa riappropriazione degli spazi è fondamentale per la rigenerazione urbana. Daniela Ciaffi ha introdotto il concetto di «democrazia contributiva», un’evoluzione della partecipazione in cui le iniziative non provengono dalle istituzioni, ma direttamente dalla popolazione, spesso giovanissima. Quando gli skater o altri gruppi propongono soluzioni, come la creazione di uno skate park, e si impegnano a prendersene cura, lo spazio pubblico si trasforma in un bene comune anziché unicamente uno spazio pubblico.

La storia dello skate pone le sue radici in un periodo di forte siccità nella California degli anni ‘70, quando le piscine vuote divennero «onde di cemento» per i primi skater, gli Z-Boys, che con un «approccio punk e provocatorio» inventarono manovre aeree che cambiarono per sempre lo stile dello skate, rendendolo «molto più aggressivo e potente», racconta Flavio Pintarelli.

La cosiddetta street art, condivide molti dei suoi principi - e delle sue problematiche - con lo skateboard, come ricorda lo scrittore Vanni Santoni «Troppo facile bollare i graffiti come l’imposizione della volontà di pochi sulla città di tutti». Questa riflessione ci porta al cuore del problema: la tendenza è quella di «mettere sempre al centro la proprietà» anziché l’uso. Daniela Ciaffi ha sottolineato come la divisione tra pubblico e privato sia un paradigma che in fondo non funziona, perché «come esseri umani la prima cosa che ci interessa non è la proprietà, ma l’uso». Flavio Pintarelli ha concluso che quando quest’ultimo «genera tensione, fastidio, lo fa perché va a rivelare delle relazioni di potere che altrimenti rimarrebbero nascoste».

Insomma, lo skateboard e le sottoculture urbane rappresentano un potente motore di trasformazione. Attraverso la loro pratica, non solo si ridefiniscono gli spazi fisici, ma si mettono in discussione le convenzioni sociali e si promuove un modello di città più inclusivo, partecipativo e attento ai bisogni reali dei suoi abitanti, specialmente i più giovani. Un semplice «giocattolo di legno» può davvero mettere in discussione la società contemporanea, mostrandone i limiti e le opportunità.

21:40

Filosofia skater

Alphaville 11.09.2025, 12:05

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  • Mario Fabio e Francesca Rodesino

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