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Cibi “fit” e “senza zuccheri”: salutari o solo marketing?

Il mercato del benessere cresce anche nel settore dell’alimentazione. Dietro ad etichette accattivanti, però, spesso, si nasconde cibo ultra-processato che di salutare ha poco

  • Ieri, 11:30
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Di: Chiara Jasson, nutrizionista, specializzata in alimentazione naturale e sportiva

Scaffali pieni di barrette “fit”, biscotti “senza zuccheri aggiunti” e chips “al forno, non fritte”: il mercato del benessere è in piena espansione e cavalca il desiderio – più che legittimo – di prendersi cura della propria salute. Ma quanto è davvero salutare ciò che acquistiamo convinti di fare la scelta giusta? Dietro confezioni minimal, colori naturali e slogan rassicuranti si nasconde spesso un prodotto industriale “travestito” da alimento sano e naturale.

L’etichetta non mente

Molti snack che si presentano come salutari in realtà sono tutt’altro. Basta guardare l’etichetta: zuccheri in varie forme (sciroppo di glucosio, zucchero di canna, succo d’agave), oli raffinati spesso idrogenati, additivi e una lista di ingredienti interminabile. La regola è semplice: più la lista è lunga e complessa, più il prodotto è lontano dall’essere “pulito”.

Un esempio? Le barrette “proteiche” che, a fronte di 10–12 g di proteine, contengono 20 g di zuccheri e grassi di bassa qualità. O i biscotti “senza zuccheri aggiunti” che sostituiscono lo zucchero con dolcificanti e fibre modificate, alterando comunque il metabolismo e la percezione del gusto. Persino le patatine “vegan” e “bio” restano pur sempre patatine, ricche di sale e calorie vuote.

Come difendersi?

Attenzione all’ordine degli ingredienti: per legge, sono elencati in ordine decrescente. Se zucchero, sciroppo o grassi compaiono tra i primi posti, è un segnale d’allarme.

  • Attenzione all’ordine degli ingredienti: per legge, sono elencati in ordine decrescente. Se zucchero, sciroppo o grassi compaiono tra i primi posti, è un segnale d’allarme.

  • Controllare i valori nutrizionali: uno snack “salutare” dovrebbe contenere pochi zuccheri (sotto i 5 g per porzione), un buon contenuto di fibre e proteine, e grassi prevalentemente insaturi.

  • Pensare alle porzioni reali: spesso i valori sono riferiti a porzioni irreali (ad esempio 20 g), quando la confezione intera ne contiene 60–70.

  • Verificare le diciture ambigue: “naturale”, “light”, “senza olio di palma” non significano automaticamente salutare. Anche il miele o il succo di frutta concentrato restano zuccheri.

Il vero spuntino sano

Uno spuntino sano non ha bisogno di una confezione accattivante. Frutta fresca o secca oleosa, yogurt naturale, hummus con verdure, pane integrale con avocado o pomodoro, un cubetto di parmigiano con un frutto di stagione o ancora dei frutti di bosco insieme a un quadretto di cioccolato extra-fondente: alternative semplici, nutrienti e senza inganni. Sono alimenti veri, non formule industriali.

Naturalmente, il problema non è concedersi una merendina di tanto in tanto, ma illudersi che certi prodotti siano “amici della salute” solo perché rivestiti di verde. Il rischio è duplice: da un lato consumare troppi zuccheri e grassi raffinati, dall’altro credere di seguire uno stile di vita sano quando in realtà non è sempre così.

Il marketing del benessere sfrutta la nostra voglia di stare bene, ma la realtà è che la salute non si compra con una confezione. Il potere sta nel consumatore, nella sua capacità critica di leggere, informarsi e scegliere consapevolmente.

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Gli additivi negli alimentari

La consulenza 30.04.2024, 12:50

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  • Carlotta Moccetti

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