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La mano tesa di Ginevra per Assange

Una risoluzione del Gran consiglio sul Lemano apre la strada a una possibile domanda per un visto umanitario - Ma manca il nulla osta di Berna

  • 3 marzo 2020, 06:35
  • 9 giugno 2023, 22:51

Ginevra a sostegno di Julian Assange

Riccardo Bagnato/Adrien Barshovi 03.03.2020, 06:45

Di: Riccardo Bagnato

Una risoluzione passata con i voti di tutti i partiti tranne il PLR ginevrino. Il Gran consiglio sulle rive del Lemano è il primo parlamento cantonale a proporre un’iniziativa di questo genere. Una prima svizzera che richiederà tuttavia il nulla osta di Berna. Il testo della risoluzione è stato accolto con 57 sì, 16 no e quattro astensioni. E prevede la possibilità per Julian Assange di depositare una domanda per ottenere un visto umanitario presso un’ambasciata svizzera. Il Consiglio federale sarà successivamente tenuto a rispondere a questa domanda.

E così, nei giorni in cui a Londra si apre il processo di estradizione ai danni del fondatore di Wikileaks verso gli Stati Uniti, Ginevra si fa avanti. Lo stesso consigliere di Stato, Mauro Poggia, aveva incontrato il padre del fondatore di Wikileaks qualche giorno prima promettendo di fare quanto possibile per garantire al figlio le cure necessarie.

Julian Assange, accusato di spionaggio e diffusione di documenti secretati dagli Stati Uniti, ha infatti passato 8 anni nell’ambasciata ecuadoriana di Londra come rifugiato politico e da un anno circa si trova nelle prigioni inglesi. Secondo il relatore speciale sulla tortura, lo svizzero Nils Melzer, Assange sarebbe in condizioni precarie, avrebbe subito vere e proprie torture psicologiche.

Le accuse di stupro ai danni di due donne svedesi – quelle che in un primo gli avevano valso la domanda di estradizioni verso la Svezia – sono state archiviate. Gli Stati Uniti, invece, non gli perdonano di aver divulgato video e documenti confidenziali che, secondo la Casa Bianca, avrebbero messo in pericolo la sicurezza del paese. Dalla situazione nei campi di prigionia a Guantanamo, agli orrori della guerra in Iraq o in Afghanistan. Per altri, al contrario, queste non sarebbero altro che le prove dei crimini di guerra perpetrati dall’esercito statunitense.

Eroe o traditore dunque? Indipendentemente dal giudizio, il trattamento riservato al fondatore di Wikileaks, dapprima costretto nell’ambasciata ecuadoriana per sfuggire ai mandati che pendevano su di lui e da qualche tempo rinchiuso nelle prigioni inglesi hanno fatto dire a diverse organizzazioni per diritti civili e all’ONU che la situazione di Julian Assange è inaccettabile.

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