“Ho liquidato la mia assicurazione sulla vita, mentre lui si gode la vita a Dubai e lei viaggia in jet per il mondo - dov’è la giustizia?” Per Soraya* è una pugnalata al cuore ogni volta che vede su Instagram gli influencer Donya e Melih, che si presentano come imprenditori di successo.
Posano in abiti firmati con auto di lusso, parlano con entusiasmo del loro business e promuovono quella che sembra essere una ricetta semplice per diventare ricchi. La loro azienda, Beeboss, promette negozi online chiavi in mano, processi automatizzati e libertà finanziaria per i clienti, ma Soraya dice ai microfoni di SRF di sentirsi truffata.
Ha investito circa 40’000 franchi in un pacchetto completo: un negozio online costruito professionalmente, incluso mentoring, approvvigionamento dei prodotti e consulenza pubblicitaria. “È stato consegnato ben poco. E quel poco era inutilizzabile”, racconta Soraya. Invece di decollare, si ritrova zavvorata dall’investimento sulle spalle.
Dopo aver pagato la fattura, infatti, ogni volta che cercava di mettersi in contatto con i due imprenditori, riceveva solo promesse e rinvii. Anche dopo mesi, il suo negozio non era ancora online.
La bella vita con il dropshipping, una fregatura? (Impact , SRF, 16.07.2025)
Oltre ai negozi online chiavi in mano, Donya e Melih offrono anche corsi online e mentoring individuale nella loro cosiddetta Dropshipping Academy. Ma anche qui le critiche non mancano: su piattaforme di recensioni come Trustpilot, gli utenti lanciano avvertimenti espliciti, si parla di “truffa” e “fregatura”. Quasi il 60% delle recensioni assegna una sola stella, con giudizi fortemente negativi.
Due partecipanti, Lisa* e Mara*, che hanno pagato quasi mille franchi per accedere all’Academy, raccontano: “Ci è stato promesso molto, ma in realtà non abbiamo ricevuto nulla”. I contenuti formativi sarebbero disorganizzati e superficiali, molte delle informazioni si troverebbero più velocemente e in qualità migliore gratuitamente su YouTube.
Le due donne parlano anche di un clima ostile all’interno dell’Academy. “Chi faceva domande critiche veniva attaccato o addirittura espulso dalle chat di gruppo”. Queste chat, secondo le partecipanti, erano fondamentali perché rappresentavano l’unico vero supporto disponibile nell’Academy, non da parte di Donya o Melih, ma tra gli utenti stessi.
Vita di lusso su Instagram
Offrire corsi così costosi con apparentemente poca sostanza non è di per sé vietato. La questione diventa però delicata quando si tratta di altre promesse: i due influencer pubblicizzano l’uso dell’intelligenza artificiale, che dovrebbe garantire automaticamente visibilità ai negozi online dei partecipanti. SRF Impact e SRF Data hanno potuto analizzare i dati di accesso, che indicano l’uso di bot automatizzati.
Gli accessi provengono quasi esclusivamente da computer con sistema operativo Linux, usato da pochissimi utenti. Le visite non arrivano da Google o dai social media, ma direttamente ai negozi. C’è un altro dettaglio sospetto: gli accessi provengono quasi tutti da un’unica località negli Stati Uniti. Un comportamento realistico degli utenti appare molto diverso, tutto punta quindi a un traffico generato artificialmente.
Che cos’è il dropshipping?
Il dropshipping è un modello di business nel commercio online in cui i venditori offrono prodotti senza doverli immagazzinare o spedire personalmente.
Quando arriva un ordine, l’articolo viene spedito direttamente dal produttore o dal grossista al cliente finale. Il venditore si occupa solo della vendita e del marketing, non gestisce né il magazzino, né l’imballaggio, né la spedizione.
Il guadagno deriva dalla differenza tra il prezzo d’acquisto presso il fornitore e il prezzo di vendita nel negozio online.
Istruzioni assurde
Un altro punto critico dell’Academy riguarda alcune istruzioni discutibili: in uno dei video formativi viene spiegato come scaricare contenuti da influencer e da altri negozi online per riutilizzarli, con tanto di guida passo dopo passo. Alcuni partecipanti che hanno seguito questo consiglio sono stati successivamente diffidati e hanno dovuto pagare multe di diverse migliaia di franchi.
Una somma elevata, eppure solo una frazione rispetto a quanto altri clienti hanno investito per ottenere un negozio pronto all’uso. Come racconta un’altra cliente: “Sembrava tutto così semplice: investo ora i miei soldi, ma grazie al negozio recupererò i costi entro due o tre mesi”.
Anche Alina ha creduto alle promesse di Donya e Melih. Ha pagato circa 12’000 franchi per un negozio che, ad oggi, non è ancora stato messo online. Lo schema è lo stesso vissuto da Soraya e racconta di essere stata illusa più volte. “Ho speso 12’000 franchi per tre chiamate su Zoom, nessuno può dirmi che valgano così tanto”, afferma. La frustrazione è profonda e ha già intrapreso azioni legali, un percorso che per molti comporta ulteriori.
“Conosco persone che hanno fatto debiti per pagare i servizi promessi”, racconta Alina. “Si vergognano e hanno paura di spendere ancora più soldi per un avvocato”. Per molti, questo triste capitolo si è così forzatamente concluso. Mentre gli influencer continuano a mostrare la loro vita di lusso, altri restano intrappolati nei debiti.
La risposta di Beeboss alle accuse
Donya respinge le accuse e sottolinea l’alto livello di responsabilità individuale nel business online, affermando che non si può garantire il successo. Nella Dropshipping Academy, i partecipanti avrebbero avuto accesso a oltre 400 ore di materiale video. Inoltre, ogni settimana ci sarebbero otto ore di formazione dal vivo. Sostiene che il rapporto qualità-prezzo sia adeguato.
Aggiunge che il video in cui si spiega come scaricare contenuti da influencer sarebbe stato realizzato da una partecipante. In retrospettiva, non lo permetterebbe più e, subito dopo l’intervista, avrebbe rimosso il video dalla piattaforma. Tuttavia, al momento della pubblicazione dell’articolo originale, il contenuto era ancora disponibile.
Riguardo all’intelligenza artificiale, Donya afferma di non sapere come funzioni, ma che ci sarebbero clienti che ricevono ordini da tutto il mondo. Non ha voluto approfondire ulteriormente l’argomento.
Melih, invece, non ha voluto commentare le accuse prima della pubblicazione, ma successivamente ha preso posizione su alcuni punti.
Ha fatto notare che una persona citata nell’articolo ha perso una causa in tribunale e che il suo sito web continua a contenere immagini prodotte durante un servizio fotografico da lui organizzato.
Inoltre, Melih sottolinea di vivere stabilmente in una villa a Dubai e di possedere una Ferrari con targa svizzera. Secondo lui, solo una piccola parte delle critiche sarebbe fondata.
Facciata di successo
Mentre influencer come Donya e Melih si mettono in mostra con slogan sul successo e sull’essersi “fatti da sé”, altri ex clienti raccontano di frustrazione, perdite economiche e promesse difficili da inquadrare dal punto di vista legale. La dinamica è spesso la stessa, spiega Anna Zakharova, esperta di e-commerce della Scuola universitaria di Zurigo ZHAW: “Ci si presenta come imprenditori di successo per attirare clienti che vogliono presumibilmente ottenere lo stesso risultato”.
“Oggi tutti abbiamo una percezione distorta del denaro e del successo” afferma Zakharova. Piattaforme come Instagram mostrano un mondo fatto di palme, Porsche e redditi passivi, in cui la ricchezza sembra facilmente raggiungibile. “La vita di lusso diventa il metro di misura del successo. E chi sa mettersi bene in scena viene considerato credibile”. Molti vorrebbero diventare ricchi il più rapidamente possibile, e proprio questa speranza viene sfruttata da certi influencer.
Melih e Donya, ad esempio, amano condividere sui social media un articolo su di loro pubblicato sulla rivista economica di fama mondiale “Forbes Magazine”. Il fatto che si tratti in realtà di uno spazio pubblicitario a pagamento non è immediatamente evidente per molti e l’effetto funziona: l’immagine di una coppia di imprenditori di successo si consolida tra i follower. Così, molti vogliono intraprendere quella che sembra una scorciatoia verso la ricchezza e vogliono entrare anche loro nel mondo del dropshipping.
Ma secondo l’esperta, oggi questo modello di business funziona solo per una minuscola minoranza. “Solo circa l’1,5% di tutti i negozi di dropshipping raggiunge un fatturato mensile superiore ai 50’000 dollari”, afferma Zakharova. “Le grandi storie di successo che circolano sui social media sono eccezioni assolute, ma danno l’impressione di essere la norma”.
Quello che resta è un modello di business che vive meno di negozi funzionanti e più di grandi speranze. Una promessa secondo cui si può diventare ricchi “mentre si dorme”. Ma nella realtà, questo accade raramente, perché il modello di dropshipping promosso da Donya e Melih come formula vincente è ormai superato, dice l’esperta di e-commerce Zakharova: “Questo tipo di dropshipping è morto”.
Note sulla ricerca
Per questa inchiesta, SRF Impact ha parlato per mesi con diverse persone coinvolte in Svizzera e in Germania. La redazione è in possesso di documenti che indicano che, in Germania, Austria e Svizzera, persone hanno usufruito dei servizi offerti da Donya e Melih, presumibilmente senza ricevere le prestazioni concordate.
Inoltre, esiste una condanna definitiva per truffa contro Melih nel Cantone di Zurigo. La procura ha confermato questa informazione alla redazione.
*Nomi cambiati e noti alla redazione.

RG 07.00 del 16.07.25: il servizio di Walter Rauhe
RSI Info 16.07.2025, 09:26
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