La lotta contro i femminicidi in Svizzera potrebbe presto compiere un passo importante. L’associazione Electronic Monitoring, presieduta dal consigliere di Stato vodese Vassilis Venizelos, presenterà un piano intercantonale per introdurre il braccialetto elettronico dinamico, un sistema di sorveglianza in tempo reale degli autori di violenze domestiche, rivela la RTS.
“Il primo obiettivo è dalla primavera 2026” annuncia Venizelos. La prossima settimana presenterà ai 22 cantoni membri dell’associazione Electronic Monitoring, tra cui non figura il Ticino, “un kit di partenza”, pensato per armonizzare il sistema a livello nazionale, con orizzonte inizio 2027.
Una risposta all’“immobilismo” di Berna
Questa iniziativa cantonale punta a colmare quello che molti considerano “l’inerzia” della Confederazione. Nonostante un’iniziativa parlamentare ampiamente sostenuta tre anni fa, nessun progetto di legge è ancora stato presentato.
“Sono incredula”, si indigna Céline Amaudruz, consigliera nazionale UDC e promotrice dell’iniziativa, “questa lentezza nell’attuazione costerà delle vite, ed è semplicemente insopportabile”.
Misure contro i femminicidi (Mise au point, RTS, 23.11.2025)
Un sistema che ha fatto le sue prove
Tra il 2023 e il 2024 il Canton Zurigo ha condotto il primo progetto pilota di sorveglianza elettronica dinamica nel Paese. I risultati, pubblicati di recente, sono incoraggianti.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Violenza-domestica-Zurigo-fa-scuola-con-i-braccialetti-elettronici--3126992.html
“Una delle principali conclusioni è che la partecipazione della vittima è molto importante”, spiega Michael Bühl, capo del servizio penitenziario e della reintegrazione del Canton Zurigo. Il sistema consente di lanciare rapidamente un allarme nel caso l’autore delle violenze si avvicini alla vittima. Un altro insegnamento è che il perimetro di controllo deve essere sufficientemente ampio, di due chilometri di raggio, per permettere alla polizia di intervenire in tempo.
L’esempio spagnolo è spesso citato. Il Paese utilizza questo dispositivo da oltre dieci anni, con risultati significativi: i femminicidi sarebbero diminuiti del 30%.
Sfide da affrontare
L’implementazione di un sistema di questo tipo su scala nazionale pone tuttavia diverse sfide. “Non possiamo farlo da soli. Ed è per questo che le sinergie cantonali e la collaborazione sono estremamente importanti”, sottolinea Céline Vara, consigliera di Stato neocastellana responsabile della sicurezza.
Il piano intercantonale prevede, tra l’altro, la creazione di una centrale di sorveglianza nazionale multilingue. “Sarà necessario trovare una sede, assumere personale e concordare tra i Cantoni un modello di finanziamento”, precisa Vassilis Venizelos. “Occorrerà anche rafforzare la formazione di poliziotti e rappresentanti della giustizia. Dovremo lavorare con tutti gli attori per garantire che i protocolli di intervento, la comunicazione delle informazioni e la condivisione dei dati siano il più fluidi possibile, così da permettere un intervento rapido”.
Uno strumento tra tanti
Le autorità insistono sul fatto che il braccialetto elettronico è solo uno degli strumenti nella lotta contro le violenze domestiche. “Dobbiamo anche rafforzare la prevenzione e la sensibilizzazione. È una gamma di misure che deve essere messa in campo per combattere questo flagello”, ricorda il consigliere di Stato vodese.
Per le famiglie delle vittime, ogni giorno conta. In Svizzera, una donna viene uccisa in media ogni due settimane in un contesto di violenza domestica. Un’implementazione rapida ed efficace di questo dispositivo potrebbe salvare delle vite.

Una campagna contro la violenza di genere
Il Quotidiano 21.11.2025, 19:00









