Dossier

Diario premondiale do Brasil/7

Viaggio a Cracolandia, il quartiere off-limits di San Paolo

  • 25.05.2014, 17:44
  • 06.06.2023, 18:42
Benvenuti a Cracolandia

Benvenuti a Cracolandia

  • RSI

Se ne sta lì, buttato contro il muro. Con una mano armeggia nella pipa del crack, con l’altra tenta di schiacciarsi sulla fronte il cappuccio della felpa. Forse per nascondersi dallo sguardo degli altri che si assiepano, poco più in là, nella grande piazza-discount dello spaccio. Tutto a cielo aperto.

Sacchi della spazzatura. Carelli arrugginiti. Sguardi persi nel vuoto. Donne incinte e bambini. Sembra la scena horror di un film di zombie e invece è Cracolandia. Il quartiere off-limits di San Paolo che in piena downtown ti si spalanca alla vista, se solo svolti a destra dal maestoso ed elegante edificio della stazione dei treni Estação da Luz.

Del resto, a San Paolo, i testacoda possono bruciarsi anche così, nel giro di una camminata. Una normalità su di giri che in questi giorni diventa subito caos. Meno di 24 ore fa, c’erano 344 chilometri di code complessive, provocate dalla terza giornata consecutiva di sciopero dei trasporti pubblici. E fra poco, tutto è pronto a bloccarsi di nuovo per l’ennesima manifestazione anti-Coppa del Mondo che qui ha le sue frange più arrabbiate. Che poi il corteo scivoli ai piedi dei grattacieli dell’Avenida Paulista oppure davanti alla Cattedrale metropolitana, poco importa.

In quest’immensa giungla di cemento da 20 milioni di abitanti, non c’è vera bussola che possa far da riferimento. “L’unica vera bussola in questa città” ti dice Rodrigo, uno studente brasiliano tornato a San Paolo dopo un periodo di studi in Francia “è il divario tra ricchi e poveri che è vertigine allo stato puro”.

Le prove, ovunque: ti lasci alle spalle alveari fatiscenti pieni con i vetri rotti alle finestre e sei già nel quartiere finanziario, davanti al luccichio dei centri commerciali d’ultra-lusso con il loro abracadabra di vetrine e grandi marchi. “Guarda lì dentro, però” continua Rodrigo “non c’è corridoio in cui non ci sia un vigilante. Tolti quelli, i clienti sono ben pochi”.

Allo shopping mall Iguatemi, per dire, è proprio così. Forse, una delle tante possibili testimonianze di come, a San Paolo, il nuovo e il vecchio mondo si abbraccino come due pugili distratti, costretti a convivere in uno stesso ring allargato, ma ad angoli ben separati e distanti. Con indifferenza, certo, la stessa che ritrovi sulle facce dei poliziotti, posizionati ai margini di Cracolandia.

Due mondi a un passo

“Sono presenze simboliche” ci racconta il professore di psicologia Telmo M. Ronzani ”loro lasciano fare, perché in realtà il crack lì è come fosse stato liberalizzato”. Telmo è l’unico rappresentante brasiliano di una commissione provvisoria dell’Onu che studia le politiche sulla droga a livello mondiale. “In Brasile il fenomeno è molto grave ed esteso. Soprattutto per il crack che è un sottoprodotto della cocaina. Il costo bassissimo fa sì che si diffonda in tutte quelle fasce di popolazione dove c’è una grande vulnerabilità sociale”. Per lui, parlare di guerra alla droga non serve a niente, se non si risale alla sorgente dei problemi. E cioè a quelle profonde ferite sociali che, gira e rigira, fanno tornare sempre lì la questione: là dove mancano educazione, sanità e servizi, la dipendenza e lo spaccio si propagano in fretta, lasciando campo libero al dominio del narcotraffico.

“È come per le favelas pacificate di Rio, alla base ci sono sempre gli interessi” conclude Telmo “adesso sono in atto dei programmi sociali per ripulire Cracolandia, ma anche quest’operazione è tutt’altro che disinteressata. Quella rimane una zona fortemente centrale. Venisse bonificata, è sicuro, creerebbe subito un altro giro di affari”.

Come dire, anche le giungle di cemento non transigono sulle loro leggi più spietate.

Lorenzo Buccella

La cartina

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