In un contesto geopolitico caratterizzato sempre più da guerre, epidemie, cambiamenti climatici e mutevoli strategie politiche si fa urgente la ricerca di nuove modalità di intervento umanitario. Alle sfide attuali e future dell’azione umanitaria il Centro competenze cooperazione e sviluppo della SUPSI e Medici Senza Frontiere hanno dedicato recentemente una serata di riflessione e approfondimento.
Le incongnite dell’America Latina
Un incontro che ha voluto mettere l’accento anche, ma non solo, sul Centro America. In un periodo in cui tutti sono concentrati su Gaza, sull’Iran, sull’Ucraina o su Taiwan o perfino su Washington e su quanto accade con la Guardia nazionale in California, perché concentrarsi sull’America Latina? “È importante analizzare le problematiche migratorie verso il Nord America perché stiamo assistendo a un enorme cambiamento”, risponde ai microfoni di SEIDISERA Nelly Staderini di Medici senza Frontiere Svizzera, “oggi, con Trump, c’è un cambiamento radicale, un’inversione di tendenza con molte meno persone che salgono verso il Nord, che restano bloccate o tornano verso sud. Non sappiamo se le persone si fermeranno o se torneranno a casa, se troveranno percorsi alternativi per continuare ad andare negli Stati Uniti o per andare altrove. Quello che sappiamo è che dovremo continuare a concentrarci sulle questioni migratorie per capire meglio come evolverà il futuro”.
“Il soccorso di naufraghi non dovrebbe essere una scelta, ma è un atto dovuto”
Alla serata era presente anche Monica Minardi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia: “alcune tematiche sono trasversali. La stessa violenza che subiscono le persone che noi soccorriamo nel Mediterraneo, le ritroviamo nell’America Centrale. Sono persone che fuggono da violenze, ma che poi ritrovano la violenza durante il loro percorso e ai confini del nostro “mondo ricco occidentale”. Dal 2015 Medici Senza Frontiere ha soccorso oltre 94’000 persone nel Mediterraneo. “Sono persone che probabilmente sarebbero morte”, continua Minardi, “la criminalizzazione dell’aiuto umanitario non solo è un ostacolo, ma è una narrazione che stravolge completamente quella che è la nostra azione. Il soccorso di naufraghi non dovrebbe essere una scelta, ma è un atto dovuto. Secondo le leggi internazionali umanitarie, il diritto internazionale. Ma anche, direi, secondo la nostra umanità e la nostra Costituzione”.