Approfondimento

“Su internet si scrive con la penna, non con la matita”

Il governo degli Stati Uniti vuole inasprire i controlli doganali con verifiche degli account social e email dei viaggiatori - Alessandro Trivilini risponde ai dubbi sulla misura e le possibilità di tutelarsi

  • Ieri, 17:54
  • Ieri, 21:34
L'accesso negli Stati Uniti potrebbe dipendere in futuro dalla propria condotta online

L'accesso negli Stati Uniti potrebbe dipendere in futuro dalla propria condotta online

  • Archivio Keystone
Di: Federico Talarico 

Mercoledì scorso l’amministrazione Trump ha comunicato di voler imporre ai visitatori stranieri con visto ESTA (l’autorizzazione elettronica necessaria per entrare negli Stati Uniti con fini di turismo o di lavoro) di fornire la cronologia delle loro attività sui social network sull’arco degli ultimi cinque anni.

La misura riguarderebbe i cittadini di 42 Paesi che beneficiano del programma di esenzione dal visto. Salvo ricorsi in tribunale, entrerà in vigore entro sessanta giorni.

Per far chiarezza sulle modalità dei controlli e sugli strumenti usati per farli, la RSI si è rivolta all’esperto di sicurezza e investigazione digitale Alessandro Trivilini.

Come vengono effettuati questi tipi di controlli?

“I controlli vengono effettuati già adesso con l’ausilio delle tecnologie digitali, in particolare l’intelligenza artificiale, addestrata a riconoscere parole e contenuti particolari”, puntualizza Trivilini, “questi vengono segnalati alle persone preposte, esseri umani”.

“Succede già da anni”, spiega l’esperto, “poiché l’intelligenza artificiale per il riconoscimento di oggetti e di contenuti non è arrivata con quella generativa. Con l’uso dei social degli ultimi vent’anni, è stato possibile raccogliere dati personali veri degli utenti, perché questi hanno dato il consenso alle piattaforme. Per questioni di sicurezza, queste ultime sono autorizzate a verificare ciò che un utente scrive e posta”.

È un po’ come un poliziotto che lavora con un cane addestrato

Alessandro Trivilini, esperto di sicurezza e investigazione digitale

La metafora di Trivilini è calzante: “La dogana ha a disposizione una squadra di agenti artificiali addestrati, ai quali delegherà dei controlli. Il lavoro quantitativo e qualitativo li faranno quindi questi agenti, quello di supervisione finale spetterà all’essere umano”.

Come funzionano gli algoritmi che scansionano i profili social di chi entra negli stati Uniti?

“L’intelligenza artificiale agentica, questo è il termine”, spiega Trivilini, “è come un browser, in cui ho tutta una serie di configurazioni. Se gli dico ad esempio di andare a cercare nei profili Instagram se ci sono riferimenti a bombe, attentati, pedopornografia, nudo, o armi, lui li cerca”.

L’addestramento con queste configurazioni fa sì che l’intelligenza artificiale agentica agisca in autonomia nella ricerca di tutte queste informazioni. Un’importante semplificazione e velocizzazione del lavoro: “Si può richiedere di mandare un’email a una certa persona se si trovano armi, a un’altra se si trova una bomba, e così via”.

Un super assistente con un cervello non biologico ma artificiale

Alessandro Trivilini, esperto di sicurezza e investigazione digitale

“La grande quantità di dati così ridotta può essere gestita da una persona fisica che si prende a carico quel tipo di controllo specifico”, afferma l’esperto. “Bottone rosso? Fermate il viaggiatore e andate a capire meglio. Bottone verde? Fatelo passare nonostante parli di bombe, perché per lui sono quelle d’acqua che cadono nel bosco dove abita e fanno disastri”. 

Ci si può tutelare da questi tipi di controllo?

Per rispondere a questa domanda occorre cominciare da una constatazione: “La situazione in Europa in materia di protezione dei dati e di privacy è diversa da quella statunitense”. Gli Stati Uniti sono da sempre molto invasivi nel controllo dei dati personali, in modo ancora più aggressivo dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. “Per questioni di sicurezza nazionale le agenzie investigative di intelligence come la National Security Agency (NSA) possono fare quello che vogliono”, precisa Trivilini.

In vista di un soggiorno negli Stati Uniti, un viaggiatore preoccupato potrebbe tranquillizzarsi con una pulizia dei contenuti e delle interazioni sui propri account, tuttavia “ciò è dal punto di vista investigativo è un aggravante digitale. Gli agenti sono addestrati a riconoscerlo e lo segnalano perché lo ritengono interessante. Cancellare non ha senso e avanza questioni di responsabilità individuale”.

Le agenzie statunitensi hanno l’autorità e le capacità per prendere di mira una persona e investigarla digitalmente, “non ci sono escamotages perché tutto rientra nel contratto”, precisa Trivilini, “quando creo un account, accetto che i miei dati vengano trasferiti su server americani, devo mettere in conto che non ne avrò più il controllo”.

“Da tanti anni si dice che su internet si scrive con la penna e non con la matita”, continua Trivilini, “questa potenziale legge deve farci capire che stiamo entrando in un’epoca di sorveglianza, nel rischio di repressione. Quello che facciamo sui social, dove il prodotto siamo noi, i dati sono i nostri e non paghiamo nulla, a un certo punto potrebbe tornarci contro”.

I social sono nati secondo principi di libertà e democrazia partecipativa, principi che sono minacciati o comunque indeboliti da questi controlli.

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  • Sergio De Laurentiis
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