Scortato da F-15 sauditi e accolto poi dal principe ereditario Mohammed bin Salman, dirigente di fatto del Paese, Donald Trump è arrivato martedì mattina in Arabia Saudita, prima tappa di un viaggio in Medio Oriente che lo condurrà anche negli Emirati Arabi e in Qatar. Come otto anni fa in occasione del suo primo mandato, il presidente degli Stati Uniti - accompagnato fra gli altri da Elon Musk, Mark Zuckerberg e dal numero uno del fondo BlackRock Larry Fink - ha scelto quindi le ricche monarchie del Golfo per la sua prima grande tournée all’estero, preferendole ai tradizionali alleati europei. In precedenza era solo volato in Europa per i funerali di Papa Francesco.
La priorità è economica: si attende l’annuncio di contratti per l’industria statunitense, quella militare in particolare. A conclusione della prima giornata, Trump ha fatto sapere di aver siglato un’intesa per un acquisto di armamenti per 142 miliardi di dollari, “il più importante della storia”.
In gennaio bin Salman si era impegnato a investire 600 miliardi negli Stati Uniti, una cifra che Trump gli aveva chiesto di portare a 1’000 miliardi. Non mancherà di far discutere ancora anche la decisione di accettare il Boeing 747-8 che il Qatar gli ha offerto in regalo per rimpiazzare, almeno provvisoriamente, il suo aereo ufficiale.
Lo scopo della visita è in primo luogo economico, ma in un momento diplomatico frenetico per l’inquilino della Casa Bianca, che ha rivendicato un ruolo nella tregua raggiunta fra Pakistan e India, ne ha conclusa uno con gli houthi yemeniti, si dice pronto a raggiungere la Turchia nel caso di un incontro giovedì fra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky e ha incassato il rilascio da parte di Hamas di Edan Alexander, l’unico ostaggio (anche) cittadino statunitense che era ancora nelle mani del movimento islamico. I due si sono parlati al telefono, ma il previsto incontro a Doha è saltato.
Impossibile quindi eludere i grandi temi politici regionali: la Siria, il nucleare iraniano e soprattutto Gaza. Trump ha evocato “un grande annuncio”, alimentando le speculazioni. L’Arabia Saudita è attenta a quanto succede nella Striscia. Trump ha da tempo il progetto di normalizzare le relazioni fra Riad e Israele, ma i sauditi condizionano ogni progresso al riconoscimento di uno Stato palestinese, prospettiva oggi sempre più lontana di fronte all’intenzione manifestata da Tel Aviv di occupare a lungo termine la Striscia.
Significativo, inoltre, che il presidente non tocchi in questo viaggio Israele (o perlomeno al momento una tappa non è prevista). L’ambasciatore a Gerusalemme, Mike Huckabee, ha relativizzato questa scelta, ricordando in particolare come Trump e Netanyahu si siano incontrati di recente a Washington. È vero però che ultimamente gli Stati Uniti hanno preso diverse iniziative senza coinvolgere l’alleato Israele, come il citato accordo con gli houthi.

Visita di Stato di Trump in Arabia Saudita
Telegiornale 13.05.2025, 12:30