La nuova stagione di Report ripartirà tra una settimana, Sigfrido Ranucci ci si è buttato a capofitto. Il trauma è però ancora fresco e la sua mente continua a ripercorrere quelle ore concitate - l’esplosione della sua auto e di quella della figlia, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, proprio davanti alla sua villetta di Campo Ascolano (Pomezia) - e cerca di abbozzare le sue ipotesi. “Credo sia ancora un po’ presto per capire le dinamiche criminali, gli investigatori stanno analizzando tutto, anche la 500 rubata che era parcheggiata qui da un mese”, ha spiegato sabato Ranucci ai giornalisti della redazione romana di Repubblica, che hanno documentato il grande sostegno dimostrato da oltre 300 persone che si sono radunate davanti all’abitazione del reporter.
Mancano chiaramente ancora delle certezze, ma Ranucci condivide le sue prime riflessioni: “Non ci sono tantissime persone che sono in grado di fare operazioni di questo tipo”. Pensa alla criminalità albanese attiva nella zona, ma pure agli ultrà, su cui ha realizzato inchieste per Report. “Ma potrebbe anche essere un avvertimento per qualcosa che deve succedere, che non è ancora andato in onda”, ha ipotizzato il giornalista, “magari l’avvertimento non era diretto a me, ma attraverso me a qualcun altro”. Ogni scenario, insomma, resta aperto.
Non ci sono tantissime persone che sono in grado di fare operazioni di questo tipo
Sigfrido Ranucci, giornalista
Libero dedica un aggiornamento alle indagini in corso: i carabinieri del Raggruppamento investigazioni scientifiche (RIS) stanno concentrando la loro attenzione sui resti dell’ordigno, a caccia di elementi che possano permettere di restringere il campo sui responsabili del gesto. Gli investigatori dell’Arma stanno analizzando l’esplosivo usato: un chilogrammo di polvere da sparo compressa. Ritengono, per ora, che si possa trattare di “soggetti autoctoni” che hanno studiato le abitudini del giornalista e i suoi spostamenti. Gli investigatori, per il momento, suppongono che si sia trattato di un attentato su commissione, per mezzo - forse - della malavita locale. Vengono passate al setaccio pure le numerose minacce ricevute nel tempo da Ranucci, relative ai temi trattati nelle inchieste di Report. Gli inquirenti cercano pure di identificare la figura incappucciata presente quella sera nei pressi del luogo dell’esplosione segnalata da un testimone: fondamentali saranno le immagini di eventuali telecamere.
Non quelle private di Ranucci, però. Il giornalista - sotto scorta dal 2014 - a “Otto e mezzo” de La7 ha infatti dichiarato: “Non ho telecamere installate davanti casa per scelta personale, mentre nell’area circostante non le ha volute mettere il comune di Pomezia. È un contesto complicato, legato anche al narcotraffico di matrice albanese che noi abbiamo raccontato più volte a Report”.

Italia: attentato contro Sigfrido Ranucci
Telegiornale 17.10.2025, 20:00