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Caso Report e Garante privacy: si dimette Fanizza. “Voleva spiare i dipendenti”

Passo indietro del segretario generale dell’Autorità, “cercava il responsabile della fuga di notizie” - Il programma RAI accusa l’authority di contiguità con la politica e di conflitti d’interesse

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La targa all'ingresso della sede del Garante per la protezione dei dati personali (Garante della privacy)
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Radiogiornale 12.30 del 21.11.2025 - Caso Report: Garante privacy, si dimette Fanizza - Il servizio di Francesca Torrani

RSI Info 21.11.2025, 12:32

  • ANSA
Di: Radiogiornale-Francesca Torrani/ANSA/M. Ang. 

Non si placano in Italia le polemiche che hanno investito il Garante della privacy (l’autorità che ha il compito di vigilare sulla tutela dei dati personali dei cittadini e delle cittadine) dopo le dimissioni, avvenute ieri, giovedì, della figura al vertice dell’Autorità amministrativa indipendente, il segretario generale Angelo Fanizza. Quest’ultimo non ha motivato pubblicamente le sue dimissioni ma è finito sotto i riflettori dei media con l’accusa di avere chiesto di spiare tutta la posta elettronica dei dipendenti per risalire al responsabile di una fuga di notizie. 

Il cuore della vicenda è proprio questo: l’Autorità che dovrebbe difendere la privacy degli italiani avrebbe chiesto di violare quella dei suoi stessi dipendenti. Dunque, anche se ufficialmente i motivi delle dimissioni di Angelo Fanizza non sono stati resi noti, da più parti - in testa il programma di inchiesta della RAI, Report - si afferma, citando la pubblicazione del documento riservato, che Fanizza si sia mosso con il capo del dipartimento informatico per provvedere urgentemente all’acquisizione di informazioni dai computer dei dipendenti dell’Autorità, che sono circa 200.

Il responsabile informatico (che per la cronaca è il genero del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella), si è rifiutato e ha denunciato l’illegittimità di questa richiesta. Il collegio direttivo del Garante si è subito smarcato dalla vicenda, dicendo di non saperne nulla, ma i lavoratori hanno chiesto le dimissioni di tutto il collegio, perché non credono alla versione secondo cui Fanizza si sarebbe mosso da solo. A monte di tutto questo l’ipotesi accusatoria è che il Garante della privacy volesse scoprire chi, all’interno dell’Autorità del Garante, abbia passato le informazioni a Report. Informazioni che avevano poi portato Report a denunciare un presunto conflitto di interesse tra questa autorità e l’attuale governo Meloni.

Chi è Angelo Fanizza

La nomina di Fanizza, magistrato presso il Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio e dottore di ricerca in diritto pubblico dell’economia, titolare per molti anni di incarichi di docenza nell’Università di Bari, era stata comunicata dal Garante di recente, lo scorso 10 ottobre. Sarebbe dovuto rimanere in carica fino al termine del mandato del collegio, il 29 luglio 2027.

La richiesta dei lavoratori delle dimissioni di tutto il collegio direttivo

Giovedì mattina - come anticipato da Wired - l’assemblea dei lavoratori aveva chiesto all’unanimità al collegio di rassegnare le dimissioni. Una richiesta non vincolante, ma che arriva dopo quelle avanzate dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, oltre che da alcuni settori della maggioranza. I quattro membri, il presidente Pasquale Stanzione, la vice Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia e Guido Scorza, hanno però tenuto il punto, respingendo qualsiasi ipotesi di passo indietro e rivendicando la propria autonomia e indipendenza dal potere politico.

Le accuse di Report

La polemica sul Garante era nata dalle accuse di Report agli attuali componenti del collegio dell’authority di contiguità con la politica e di conflitti d’interesse. Per primo, nel mirino era finito Agostino Ghiglia, per i suoi rapporti con Fratelli d’Italia, il partito di destra dell’attuale premier, Giorgia Meloni, che Report ha collegato alla multa inflitta dal Garante alla trasmissione d’inchiesta della televisione pubblica italiana dopo aver mandato in onda un audio fra l’ex ministro del governo Meloni, Gennaro Sangiuliano e la moglie (il ministro si era dimesso travolto dallo scandalo innescato dall’imprenditrice Maria Rosaria Boccia). Poi anche Guido Scorza, indicato da M5S, per il ruolo di ex socio nello studio legale E-Lex, da lui fondato nel 2011: una dozzina di aziende pubbliche e private, assistite dallo studio, sarebbero interessate da provvedimenti incardinati davanti all’Autorità. Nell’inchiesta della trasmissione di Rai3 pure il presidente Pasquale Stanzione, in particolare per i rapporti con la famiglia Sica (Silverio Sica è uno dei legali di Sangiuliano), ma anche con la Link Campus University. Più in generale tutta la gestione è finita sotto accusa di Report per le spese ritenute ingiustificate.

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Italia, Sangiuliano si dimette

Telegiornale 06.09.2024, 20:00

Tornando alle dimissioni di giovedì del segretario generale Angelo Fanizza, la motivazione - secondo le indiscrezioni rilanciate dalla trasmissione di Rai3 - risiederebbe proprio in un tentativo di violazione della privacy, evidentemente finalizzata alla ricerca della talpa che avrebbe permesso la diffusione delle informazioni e della corrispondenza interna. In giornata all’interno dell’Autorità - spiega Report - “è stato diffuso un documento riservato in cui Fanizza chiedeva al dirigente del dipartimento informatico di provvedere urgentemente all’estrazione della posta elettronica, degli accessi vpn, degli accessi alle cartelle condivise, degli spazi di rete condivisi, dei sistemi documentali, dei sistemi di sicurezza. La richiesta di Fanizza di spiare i lavoratori dell’Autorità risale al 4 novembre, due giorni dopo la prima puntata dell’inchiesta di Report”.

Il collegio del Garante si è affrettato a dichiarare “la propria totale estraneità rispetto alla comunicazione a firma dell’ex segretario generale riguardante una richiesta di dati dei dipendenti relativi all’uso dei sistemi informatici”, ricordando che “l’accesso da parte del datore di lavoro a taluni dati personali dei dipendenti relativi all’utilizzo dei sistemi informatici può costituire violazione della privacy”.

Opposizione sul piede di guerra

“Quando perfino il personale interno denuncia opacità, conflitti di interesse e una gestione incapace di tutelare la stessa credibilità dell’istituzione, l’unica risposta sensata sarebbe un passo indietro”, afferma il capogruppo M5S in commissione di vigilanza RAI, Dario Carotenuto. “Cosa deve ancora succedere per convincere il Collegio a fare un passo indietro e salvare quello che rimane del prestigio di questa importante istituzione?”, chiede Alleanza Verdi Sinistra con Elisabetta Piccolotti.

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Italia: il ministro Sangiuliano nella bufera

Telegiornale 03.09.2024, 20:00

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