Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite giovedì ha condannato l’assalto dei paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (RSF) ad El Fasher, nel Darfur settentrionale, in Sudan, esprimendo in una dichiarazione grave preoccupazione per “l’aumento del rischio di atrocità su larga scala, comprese quelle motivate da ragioni etniche”.
Intanto il leader delle RSF ha annunciato un’indagine su quelle da lui definite come violazioni, commesse dai suoi soldati durante la presa di El Fasher, passata domenica dal controllo delle forze armate a quello dei paramilitari, in guerra con l’esercito da aprile 2023. L’annuncio del generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, è arrivato dopo le crescenti segnalazioni di uccisioni di massa di civili. Lo riporta la BBC.
Dagalo ha parlato dopo l’indignazione internazionale seguita a queste violazioni, che sembrano documentate in filmati sui social media. Da allora un portavoce delle RSF ha negato ulteriori accuse da parte dei medici, secondo cui martedì i paramilitari avrebbero ucciso più di 460 persone in un ospedale ostetrico di El-Fasher.
LA BBC ha analizzato i filmati, confermando che questi mostrano i combattenti delle RSF mentre giustiziano diverse persone disarmate in città.
Il Sudan è teatro da oltre due anni di un conflitto che ha provocato la più grave crisi umanitaria al mondo, secondo le Nazioni Unite.
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