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Francia, il premier Lecornu si è già dimesso

Il Governo presentato domenica era finito nel mirino di critiche incrociate

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Sébastien Lecornu

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Di: AFP/ ATS/pon 

È già caduto il Governo di Sébastien Lecornu, il terzo dell’ultimo anno in Francia. Il premier - di fronte alla prospettiva di un’uscita dall’Esecutivo da parte dei Républicains - ha consegnato le sue dimissioni lunedì mattina al presidente Emmanuel Macron, che le ha accettate.

Nominato il 9 settembre, Lecornu era finito nel mirino delle critiche dopo che domenica era stata svelata la composizione della sua compagine ministeriale: 18 nomi, di cui 12 già appartenenti a quella precedente di François Bayrou, e personaggi scomodi come Bruno Le Maire alla Difesa. Quest’ultimo è considerato da Marine Le Pen come “l’uomo che ha fatto fallire la Francia”, nel ruolo di responsabile di economia e finanze per i primi sette anni di presidenza di Macron.

Lecornu avrebbe dovuto dirigere il suo Gabinetto una prima volta alle 16 e presentarsi martedì in Parlamento, ma ha percepito di non avere alcuna possibilità di ottenere la fiducia e portare avanti l’indispensabile risanamento dei conti. “Non c’erano le condizioni per restare premier”, ha affermato in una dichiarazione ufficiale.

“Non aveva margine di manovra”, ha subito commentato Jordan Bardella, il presidente del Rassemblement National, che chiede lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e il ritorno alle urne dopo tre effimeri tentativi dell’Eliseo di appoggiarsi su Esecutivi di centrodestra (prima di Lecornu e Bayrou, era toccato a Michel Barnier). Jean-Luc Mélenchon, de La France Insoumise si spinge anche oltre, chiedendo un rapido esame della mozione firmata da 104 deputati per chiedere la destituzione di Macron.

Le elezioni anticipate dello scorso anno avevano visto prevalere gli estremi, ma generato una situazione di instabilità perché nessuna delle tre grandi aree politiche ha i mezzi per costituire una maggioranza.

Le dimissioni di Lecornu hanno spinto al rialzo i tassi che Parigi è costretta a pagare per rifinanziare il suo debito, saliti provvisoriamente oltre il 3,6%, tanto che lo “spread” (differenziale) in confronto a quelli tedeschi ha toccato gli 89 punti.

01:21

RG 07.00 del 06.10.2025 La corrispondenza di Annalisa Cappellini

RSI Info 06.10.2025, 08:16

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