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“Trump è ottimista ma il quadro è complesso”

L’opinione, da Gerusalemme, del giornalista Michele Giorgio sulle trattative che cominciano a Sharm el Sheikh in Egitto

  • Oggi, 09:16
  • 33 minuti fa
01:45

RG 07.00 del 06.10.2025 La diretta di Michele Giorgio

RSI Info 06.10.2025, 09:12

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Di: Radiogiornale-Giuseppe Limoncello /pon 

La delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya, che recentemente Israele ha tentato di uccidere a Doha, è arrivata domenica sera al Cairo per tenere colloqui preliminari con i mediatori egiziani e qatarioti. Quella di Tel Aviv è attesa in mattinata in Egitto. I negoziati basati sul piano di Donald Trump che si tengono da lunedì a Sharm el Sheikh, alla vigilia del secondo anniversario dell’attacco del 7 ottobre, per la prima volta offrono non solo la possibilità di un cessate il fuoco, ma una via d’uscita con prospettive a più lungo termine.

L’ottimismo statunitense

“C’è in effetti un clima di cauto ottimismo e più parti ripetono che effettivamente ci sono le condizioni per arrivare ad un accordo”, ha affermato al Radiogiornale della RSI il giornalista Michele Giorgio, collegato in diretta da Gerusalemme. “Si prevede che anche l’inviato speciale americano Steve Witkoff ed il genero del presidente Jared Kushner parteciperanno ai colloqui in Egitto. Il più ottimista è Donald Trump, che continua a dirsi convinto che le cose procederanno nel modo giusto e che nel giro di qualche giorno gli ostaggi israeliani, 48 di cui venti vivi, torneranno a casa, forse già entro la fine della festività ebraica del Sukkot, tra una settimana”. 

Le richieste di Hamas

“In realtà”, ha precisato però Giorgio, “il quadro resta complesso. Hamas si dice pronto a rilasciare gli israeliani, ma vuole garanzie precise sul ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e si attende in cambio degli ostaggi, la scarcerazione di 250 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo e di altri 1’700 di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023. Chiede in particolare il rilascio di Marwan Barghouti, conosciuto come il Mandela palestinese, e di altri detenuti politici di primo piano”. 

Le aspettative di Israele, che continua a bombardare

Sul fronte opposto, “c’è la questione centrale per Israele del disarmo di Hamas nella seconda fase. Sono punti che rischiano di complicare non poco le trattative. Senza dimenticare che la destra estrema israeliana minaccia il premier Netanyahu di uscire dal governo se Hamas non sarà disarmato o distrutto dopo la liberazione degli ostaggi a Gaza. Intanto la popolazione stremata dall’offensiva israeliana spera con tutte le sue forze nella fine dei bombardamenti, che non si sono interrotti. Anche domenica hanno fatto decine di morti e feriti”.

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