ANALISI

Gaza: Netanyahu fra le pressioni interne e quelle degli USA

Il punto sulle non poche incognite che gravano sul futuro del piano di pace: intervista alla politologa Alessia Melcangi, esperta di Medio Oriente

  • Oggi, 15:52
  • 41 minuti fa
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RG 12.30 del 10.10.2025 - L’intervista di Giuseppe Bucci ad Alessia Melcangi, politologa e docente presso l’Università “La Sapienza” di Roma

RSI Info 10.10.2025, 14:14

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Di: Radiogiornale-Giuseppe Bucci/ARi 

La tregua ora in vigore a Gaza alimenta molte speranze e fa seguito al via libera del gabinetto di sicurezza del Governo Netanyahu. Non va però dimenticato che l’Esecutivo si regge grazie ai voti di un’estrema destra che, potremmo dire, è fisiologicamente contraria all’intesa. E allora cosa ci si può attendere dalle prossime fasi del piano di pace? In effetti “i ministri di estrema destra nazionalista fanno temere che quest’accordo possa crollare da parte israeliana”, osserva la politologa Alessia Melcangi, docente di storia del Medio Oriente all’Università “La Sapienza” di Roma. È vero, aggiunge, che “l’opposizione si è resa disponibile qualora soprattutto” i ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir vogliano “abbandonare il Governo”. Ma il punto è che “abbiamo le elezioni davanti e quindi è tutto da mettere in discussione”. Interrogativi vertono quindi sulla stessa tenuta di Benjamin Netanyahu, “che ha portato avanti chiaramente questo conflitto anche per un interesse personale”, che è legato “proprio alla possibilità di mantenersi in sella al potere fino alla fine”.

Dagli USA, due figure chiave

Va quindi ricordato che “siamo soltanto alla prima fase” del piano di pace. Si tratta quindi di mantenersi “su un percorso chiaro e stabilito”, dal momento che “ogni tipo di sbavatura” può mettere in discussione il percorso di pace e “la conclusione effettiva” del conflitto a Gaza. Ma che dire intanto della presenza, alla riunione dell’Esecutivo israeliano, dell’emissario USA Steve Witkoff insieme al genero di Trump Jared Kushner? Il primo, ricorda l’esperta, è un businessman “che era già stato chiamato in causa” più volte “come mediatore anche per la questione ucraina” ed è quindi “un uomo assolutamente di fiducia” del presidente USA. Il secondo invece, pur non ricoprendo attualmente alcun ruolo nell’amministrazione Trump, “è stato un po’ l’architetto” degli accordi di Abramo del 2020 e anche di “una sorta di favore” da parte degli Stati Uniti “nei confronti del Governo Netanyahu”. Si tratta quindi di due figure chiave, che sono state presenti alla riunione “con una procedura assolutamente non consueta”. Sono stati insomma “invitati direttamente da Netanyahu” per “legittimare sicuramente” il piano di pace e far vedere che Israele “si posiziona politicamente accanto a Trump”. Ma sicuramente l’intento è anche di “neutralizzare l’opposizione interna”: come se il premier “avesse in un certo senso blindato la riunione” e “fatto presente” che i due “dovevano gestire insieme a lui e portare a casa il risultato”.

Questione di fiducia

D’altro canto, però, la partecipazione di Witkoff e Kushner potrebbe anche indicare che Donald Trump non si fida più fino in fondo del suo alleato Netanyahu... “Sono due facce della stessa medaglia”, osserva Melcangi. C’è da parte del premier israeliano la volontà di mostrare “una legittimazione strettissima” e un’ amicizia che ha indotto “addirittura a invitarli a una riunione interna”. Ma che Trump non si fidi “lo abbiamo visto nel corso del tempo” e più precisamente in tutte quelle volte in cui ha chiesto a Netanyahu di fermarsi: il premier è invece andato avanti “anche con delle azioni non programmate” con gli USA “come il bombardamento di Doha”. Questo evento in particolare ha sancito “un cambiamento di prospettiva”: il rischio di “perdere un alleato fondamentale del mondo arabo e del Golfo come il Qatar” ha infatti portato Trump a premere su Netanyahu per dirgli “adesso basta, è il momento di chiudere la partita”. Anche perché è il Governo israeliano che si sta isolando sempre di più. Trump, conclude l’esperta, è così riuscito a “inserirsi in una finestra perfetta”: fra l’indebolimento di Hamas all’interno della Striscia e “anche quello di Israele, soprattutto a livello internazionale”.

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Netanyahu: "accordo prima non era possibile"

SEIDISERA 10.10.2025, 18:00

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