La Gaza Humanitarian Foundation sostenuta da Israele e Stati Uniti, di fatto l’unica entità autorizzata a distribuire aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, ha fatto sapere che non riaprirà come previsto giovedì i suoi centri, già chiusi mercoledì per permettere di ricalibrare le proprie attività. La durata della chiusura è indeterminata. La prima settimana di distribuzione, in un numero di punti molto limitato, era stata segnata da scene caotiche e dalle stragi commesse dall’esercito israeliano fra i civili che affluivano verso i centri. L’ultima, lunedì, ha avuto un bilancio di 27 morti.
“Comunicheremo informazioni sugli orari di apertura quando i lavori saranno terminati”, si legge sulla pagina in Facebook della GHF, che assicura di impegnarsi per “rendere la consegna dei pacchi alimentari sicura malgrado le condizioni difficili”.

Il voto contrario dell'ambasciatrice statunitense
L’annuncio segue la riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU mercoledì a New York, dove gli Stati Uniti hanno fatto uso del loro potere di veto (per la prima volta nel nuovo mandato presidenziale di Donald Trump) per bloccare una risoluzione che chiedeva “una tregua immediata, duratura e senza condizioni” fra Israele e Hamas e l’accesso senza restrizioni degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza dove la situazione “è catastrofica”. Tutti gli altri 14 membri hanno votato a favore ed espresso costernazione per la decisione statunitense.
Per l’ambasciatrice della Casa Bianca Dorothy O’Shea, un’approvazione avrebbe ostacolato gli sforzi diplomatici per il raggiungimento di un cessate il fuoco. Gli Stati Uniti non intendono accettare testi che non condannino esplicitamente Hamas e ribadiscono “il diritto di Israele” di difendersi, ha affermato O’Shea.
Sospesi gli aiuti a Gaza
Telegiornale 04.06.2025, 18:00