La classificazione dell’Alternative für Deutschland come “partito estremista e pericoloso per i fondamenti democratici” ha scosso la Germania. L’opinione pubblica e gli stessi partiti appaiono infatti divisi sul giudizio espresso dai servizi segreti interni del Bundesverfassungsschutz che è l’agenzia federale per la difesa della costituzione.
L’opinione pubblica è davvero divisa su questo tema, spiega ai microfoni di SEIDISERA Walter Rauhe, collaboratore dalla Germania. “Secondo un nuovo sondaggio il 50% dei tedeschi è favorevole a un divieto del partito, l’altro 50% invece contrario. E lo stesso vale anche per i partiti democratici, divisi non tanto fra i diversi schieramenti, quanto al loro interno”.
Tra i favorevoli alla messa la bando ci sono la ministra degli esteri uscente Annalena Baerbock dei Verdi, la vicepresidente del FDP Marie-Agnes Strack-Zimmermann o il deputato della CDU Marco Wanderwitz. Il loro pensiero è che, spiega Rauhe, “una democrazia deve essere forte e sapersi difendere dai suoi nemici. I valori della tolleranza e della libertà non possono valere per coloro che li negano e che li combattono. Anche nel 1930 c’era chi aveva proposto un divieto del partito nazista di Adolf Hitler. Della cosa poi non se ne fece però nulla e oggi sappiamo tutti, purtroppo, com’è andata a finire”.
I contrari sostengono invece che un partito va combattuto a livello politico, ma non certo giuridico, e che “un divieto trasformerebbe i leader dell’AfD in martiri, alimentando nuovi risentimenti e complotti da parte di coloro che comunque già oggi sono contro il sistema. Si può vietare un partito, ma non si possono vietare, insomma, milioni di elettori che hanno votato per l’AfD, sostiene così il leader della SPD, il partito socialdemocratico, Lars Klingbeil”.
Un aspetto non secondario è che questo dibattito è esploso a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo tedesco e dall’elezione, prevista martedì al Bundestag, di Friedrich Merz come cancelliere. Per lui, fa notare Rauhe, “sicuramente questo tema è più che imbarazzante, perché sono in molti ad accusarlo di aver contribuito in fondo a rafforzare l’AfD, avvalendosi del suo sostegno per far passare una mozione al Parlamento e incentrando la sua ultima campagna elettorale sul tema dell’immigrazione”.
Elezioni politiche di febbraio, dove la CDU ha incassato uno dei suoi peggiori risultati della storia, mentre invece l’AfD ha fatto man bassa di voti. “La strategia di Merz di far concorrenza all’AfD, copiando i suoi temi, è stata dunque un grave errore. E c’è chi teme, a questo punto che il cancelliere in pectore ne possa compiere in futuro anche altri”.
Alle prossime elezioni del 2029, conclude il collaboratore, “c’è chi teme infatti una possibile coalizione fra CDU e AfD. Il futuro capogruppo cristiano-democratico al Bundestag, Jens Spahn, non esclude ufficialmente una simile ipotesi, anche se Friedrich Merz continua a insistere sulla tenuta del cosiddetto muro di contenimento contro l’AfD eretto dai partiti democratici. Sul tema del divieto dell’AfD, comunque, Merz resta scettico, anzi piuttosto contrario”.