Il presidente statunitense Donald Trump, da un paio di settimane, è sotto i riflettori dei media, in relazione alla vicenda di Jeffrey Epstein, il finanziere morto in carcere nel 2019 mentre era in attesa di un processo per il reato federale di traffico sessuale di minori. La base elettorale di Trump chiede che il presidente mantenga la promessa elettorale di fare piena luce sul caso e su chi è coinvolto ma Trump afferma che non c’è nulla di eclatante nel dossier.
La complice di Jeffrey Epstein, Ghislaine Maxwell, ha un appello in corso e non ha alcun interesse a comprometterlo senza un accordo. Può essere smentita solo da fatti messi assieme in 12 anni di investigazioni e chi li ha messi assieme è stato licenziato dall’attuale procuratrice generale, Pam Bondi. Non è questa la testimonianza che chiuderà il caso.
Nel frattempo Trump ha querelato il Wall Street Journal per la pubblicazione di un biglietto d’auguri per il compleanno di Epstein: non ho mai disegnato nulla nella vita, ha detto, prontamente smentito da testimonianze sulla sua passione nel disegnare a mano biglietti di auguri.
Secondo molti il caso Epstein verrà chiuso solo quando saranno pubblicate le email e i messaggi di Epstein, le sue transazioni finanziarie, i dettagli contenuti nei documenti del suo immenso patrimonio.
Ora c’è chi sostiene che il presidente e la sua amministrazione si sono ritrovati intrappolati in una situazione difficile perché sulla vicenda Epstein avevano promesso di rendere pubblici tutti i complici del finanziere.
Il giornalista statunitense Andrew Spannaus., intervistato da SEIDISERA della RSI, ritiene che sulla vicenda si sia marciato “molto prima dell’elezione di Trump”. “Lo hanno fatto l’attuale direttore dell’FBI e il vicedirettore dell’FBI e questo ha trascinato Trump anche in questa direzione. È interessante: il mondo MAGA (Make America Great Again (“Rendiamo l’America di nuovo grande”) non si è interessato di Epstein perché lo ha detto Trump. Si trattava di una cosa indipendente, sottolineata da molti influencer e molti personaggi di quel mondo. E quindi ne ha parlato pure Trump. Però Trump non ha mai avuto un interesse molto profondo a indagare su questo punto, perché è stato amico molto stretto di Epstein per vari anni e sa benissimo che il suo nome si trova in alcuni di questi documenti (tra l’altro è stato comunicato formalmente anche dal ministro della Giustizia pochi mesi fa)“.
Secondo Spannaus adesso Trump si trova nella situazione di dover smentire e dire che non è nulla di grave. Ci sono due aspetti interessanti, spiega il giornalista USA: uno è che Trump può sempre dire di non aver commesso reati “(e sarà pure così) però il suo nome c’è e lui è coinvolto con Epstein, quindi questo per l’immagine del presidente non va bene”. L’altro aspetto “è che hanno gonfiato la faccenda, accusando tutti di complotti e l’hanno gonfiata così tanto che sarà imbarazzante se salterà fuori che, in realtà, questi complotti sono minori rispetto a quello che ci si aspettava”.
Trump cerca di distogliere l’attenzione dicendo e facendo altro, ma quanto rischia di fare politicamente male il caso Epstein al presidente? Spannaus ritiene che il caso Epstein abbia rotto la diga nel mondo MAGA per quanto riguarda le critiche a Trump: “ricordiamo che il presidente ha già disatteso le sue promesse elettorali con il bombardamento dell’Iran, procurandosi le critiche di Steve Bannon e di Tucker Carlson, personaggio mediatico importante nel mondo MAGA... Trump ha poi fatto varare una legge che toglierà la sanità a milioni di persone a basso reddito ma gli effetti si vedranno solo tra un anno e mezzo. Qualche critica c’è stata, però i politici repubblicani, tutto sommato, hanno mandato giù la cosa. Ma il caso Epstein potrebbe rappresentare un punto di rottura. Non necessariamente distruggerà Trump, però cambia il contesto: il presidente non può sopravvivere a qualsiasi cosa”.
Questo significa che Trump non controlla la base MAGA e soprattutto la frangia più complottista? Spannaus ritiene che Trump non la controlli completamente e sottolinea che questo, da una parte, è positivo. “C’è qualche senatore o deputato che, in teoria, è più serio nel difendere la classe lavoratrice, anche se alla fine ha ceduto quando è stato il momento di votare. Certo sugli aspetti complottistici spesso ci sono cose che non sono da difendere, però avere un movimento che segue il presidente in qualsiasi momento, qualsiasi cosa faccia, è più pericoloso, perché può diventare facilmente un movimento fascista, che farebbe qualsiasi cosa dica il leader”. Se hanno obiettivi propri - sostiene Spannaus - forse “questo è qualcosa che cambia un poco l’equazione”.

Caso Epstein, Trump fa causa a Murdoch
Telegiornale 19.07.2025, 12:30