ANALISI

L’energia ucraina nel mirino: gli obiettivi dei missili russi

La strategia degli attacchi al sistema energetico indebolisce gli approvvigionamenti all’industria, mette sotto pressione le difese aeree e fiacca l’intero Paese

  • 30 novembre, 09:42
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Due anni e oltre di attacchi hanno ridotto di due terzi la capacità produttiva del Paese

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Di: Stefano Grazioli 

La strategia degli attacchi al sistema energetico ucraino è stata adottata dalla Russia sin dall’inizio del conflitto e si è intensificata, passando attraverso varie fasi. Le campagne di bombardamenti si sono rafforzate nei periodi invernali, ma sono state comunque sempre parte fondamentale delle operazioni russe in Ucraina. All’inizio, dal febbraio 2022, è stata presa di mira un’ampia gamma di infrastrutture, dalle centrali elettriche alle raffinerie di petrolio, agli impianti di teleriscaldamento; Mosca ha cercato di destabilizzare il sistema elettrico disattivando grandi unità di generazione a carbone e a gas e parti fondamentali della rete di trasmissione e dopo i primi sei mesi di guerra era già stato distrutto circa il 30% degli impianti elettrici e termoelettrici.

Capacità ridotta

L’Ucraina ha perso sino al 2023 circa la metà della capacità di generazione di energia, con la metà delle grandi sottostazioni di rete, che distribuiscono anche l’energia necessaria per alimentare gli raffreddamento degli impianti nelle centrali nucleari, danneggiata; e l’occupazione della centrale nucleare di Zaporizhia che da sola ha ridotto la capacità di generazione di energia di 6 gigawatt (GW). Nell’ondata di attacchi tra marzo e maggio del 2024 Kiev ha inoltre perso altri 9 GW dopo gli attacchi massicci agli asset termici e idroelettrici.

Nell’estate di quest’anno il Paese è rimasto con solo circa un terzo della sua capacità prebellica, sperimentando un grave deficit quando la sua capacità è scesa di 2,3 GW al di sotto della sua domanda di picco di 12 GW, nonostante le importazioni di elettricità dai vicini occidentali. Con l’arrivo della stagione invernale gli attacchi russi nelle ultime settimane si sono di nuovo intensificati, nel contesto dell’escalation che ha visto da una parte il via libera occidentale all’utilizzo di sistemi ad ampio raggio come ATACMS e Storm-Shadow/SCALP in territorio russo e dall’altra la revisione della dottrina nucleare e l’impiego del nuovo missile balistico Oreshnik.

Duplice scopo

La strategia russa degli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine ha sempre avuto un duplice scopo: in primo luogo quello di procurarsi vantaggi sul piano militare, indebolendo e rallentando da una parte gli approvvigionamenti energetici per il complesso militare-industriale in tutte le sue componenti, e dall’altra mettendo sempre più pressione alla difesa aerea ucraina, dipendente in toto dal sostegno militare esterno; in secondo luogo quello di incidere sulla resistenza dell’intero Paese, non solo militare, ma politica e sociale, con effetti sulla popolazione. In questo quadro è emersa a livello pubblico internazionale la domanda se gli attacchi sistematici alle infrastrutture energetiche civili possano essere qualificate come crimini di guerra: al momento le risposte non sono state univoche e la valutazione è riservata a casi specifici.

Allarme ONU

In ogni caso, se la condotta del Cremlino è risultata efficace per gli obbiettivi prefissati, con la Russia che anche grazie a questa strategia ha guadagnato terreno e ha indebolito il presidente Volodymyr Zelensky, sia a livello interno che internazionale, d’altro canto essa ha avuto effetti devastanti sulla società civile, causando enormi problemi anche di sopravvivenza in alcune regioni e per alcune categorie di persone. Le Nazioni Unite che hanno affermato come gli ultimi attacchi missilistici abbiano accresciuto le serie preoccupazioni sulla difficile situazione dei civili che stanno affrontando un inverno di difficoltà e miseria: i più vulnerabili, ovvero gli anziani, le famiglie a basso reddito, le persone con disabilità e gli sfollati interni sono particolarmente a rischio. Questa settimana più di un milione di persone in tutto il Paese sono state colpite da blackout e in alcune regioni sono stati interrotti servizi essenziali come acqua e trasporti.

Fragilità della rete

L’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha ripetuto in questi giorni come sia richiesta una moderazione militare nelle aree con importanti impianti di energia nucleare e altri siti da cui dipendono. Il riferimento è proprio alle sottostazioni elettriche che le centrali utilizzano sia per trasmettere che per ricevere energia esterna. Secondo il direttore dell’AIEA Rafael Grossi la capacità della rete di fornire un’alimentazione elettrica esterna affidabile alle centrali nucleari ucraine è stata notevolmente ridotta e la crescente fragilità della rete è un rischio per la sicurezza nucleare durante il conflitto in corso.

01:58

Blackout in Ucraina

Telegiornale 28.11.2024, 20:00

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