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La bussola con i punti cardinali del conclave

Sono 133 e vengono da 71 Paesi gli elettori che il prossimo 7 maggio si riuniranno per scegliere il successore di Francesco - Alcuni dati per orientarsi tra i “papabili”

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L'ultimo conclave nel 2013, un rito che si rinnova

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Di: Stefano Pianca 

Di sicuro dal 7 maggio non mancheranno schede di voto per alimentare la stufa della Sistina. Quello che si aprirà a breve sarà infatti il conclave più eterogeneo e affollato di sempre. Sono 135 provenienti da 71 Paesi, secondo l’elenco ufficiale della sala stampa vaticana, i cardinali elettori chiamati a eleggere il successore di Papa Francesco. Venti in più di quelli che nel 2013 scelsero Bergoglio.

Due porporati, l’arcivescovo emerito di Valencia Antonio Cañizares e quello di Sarajevo Vinko Puljić (o il kenyano John Njue, il numero degli assenti è stato ufficializzato, i nomi no) hanno però annunciato che a Roma non ci saranno, per ragioni di salute. Alla fine non finirà “chiuso a chiave” (questo l’etimo del gran rito elettivo) il sardo Angelo Becciu, 76 anni, condannato in primo grado per peculato e truffa aggravata per lo scandalo dell’acquisto del palazzo londinese. Indicato come “non elettore”, ha accettato con spirito “garibaldino” di desistere: “Ho deciso di obbedire alla volontà di Papa Francesco di non entrare in conclave, pur rimanendo convinto della mia innocenza”. Resta ancora da sciogliere il nodo dei cardinali in eccesso sul limite dei 120 indicato dalla costituzione apostolica “Romano Pontifici Eligendo” (articolo 33, che un documento dello stesso Bergoglio, conseguente allo sforamento del numero degli elettori, consentirebbe di aggirare). Negli ultimi due conclavi, quello del 2013 e del 2005, i cardinali elettori erano 115; 111, invece, quelli che presenti nei due conclavi ravvicinati del 1978. E prima? Erano 82 quelli chiamati, nel 1963, a scegliere il successore di Giovanni XXIII, nel 1963.

Tornando al presente, dei 252 cardinali viventi poco meno della metà, 117, ha perso, al compimento degli 80 anni, il diritto di eleggere il prossimo pontefice. La soglia da raggiungere per diventare successore di Pietro resta invece quella dei due terzi dei voti (quindi 89 voti su 133). Il peso dell’anagrafe si fa maggiormente sentire nel Vecchio continente: i cardinali elettori europei (53) continuano a mantenere la maggioranza relativa, ma altrettanto folta è la truppa dei “grandi anziani” che rimarranno fuori dalla Cappella Sistina. Tra i “vegliardi”, che potranno comunque far sentire la loro voce sui confratelli, prima dell’ “extra omnes”, diversi sono i “pezzi da novanta” italiani: da Giovan Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, alle passate guide della Conferenza episcopale italiana (CEI) Angelo Bagnasco e Camillo Ruini. Tra i grandi esclusi per ragioni d’età spicca anche l’arcivescovo di Vienna, teologo ed ex allievo di Joseph Ratzinger, Christoph Schönborn che è stato fiduciario di Papa Bergoglio in ruoli guida di vari sinodi, ma ha varcato l’età limite degli 80 lo scorso gennaio.

I cardinali elettori provenienti dall’America del Nord sono 16. Non sono presenti in conclave per età, ma anche a loro è attribuita una indubbia forza persuasiva, il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, e l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente.

Coerentemente con la sua figura di pontefice “venuto dalla fine del mondo”, Francesco ha aperto la strada anche ad altri potenziali successori delle Chiese più lontane da Roma. Nutrita è la schiera dei cardinali elettori dell’Asia, che saranno 23, ma anche l’America Latina potrà dire la sua con 17 cardinali dal Sud e 4 dal Centro America. L’Africa con i suoi 18 cardinali continua ad avere, per nazioni d’origine, una rappresentanza con tanti vuoti, in altre parole “a macchia di leopardo”.

A favore di una continuità della “linea bergogliana” c’è il fatto, non secondario, che Papa Francesco ha scelto l’80% dei cardinali che eleggeranno il suo successore. Anche se non mancano, tra i suoi creati, le figure conservatrici. L’eredità più lontana e smagrita dei passati pontificati è invece incarnata dai 5 porporati elettori sui 41 ancora viventi creati da Papa Woytila. Il quintetto varcherà per la terza volta la porta del conclave.

Il più giovane degli elettori, con i suoi 45 anni e nemmeno un capello bianco, è il cardinale Mykola Bychok, nato il 13 febbraio 1980 a Ternopil in Ucraina, ma rappresentante dell’Australia come vescovo Eparchiale dei Santi Pietro e Paolo a Melbourne. Il primato di anzianità, super omnes, va al cardinale Angelo Acerbi, classe 1925, che il prossimo 23 settembre è atteso al traguardo dei cent’anni.

È sfuggito, per un pelo, alla tagliola degli 80 il cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che essendo nato il 15 maggio 1945 ha una remota possibilità di festeggiare il compleanno durante il conclave. Molto remota, dal momento che, in epoca contemporanea e novecentesca, il più breve resta quello di sole 26 ore, che nel 2005 elesse Benedetto XVI, mentre occorsero 5 giorni per portare al soglio Pio XI nel 1922. Nei secoli passati per accordarsi su un nome trascorrevano spesso mesi, addirittura 2 anni e 9 mesi (la durata massima) per eleggere Gregorio X nel 1271. Non dovrebbe essere il caso stavolta, anche per un addetto ai lavori come il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, secondo il quale il conclave “durerà pochi giorni”.

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Il Segretario di Stato Pietro Parolin con il vicepresidente degli USA Vance

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Al centro dell’attenzione ci sono naturalmente i nomi dei possibili “papabili”. Il favorito, anche per gli intramontabili bookmaker inglesi, è l’attuale segretario di Stato, il vicentino Pietro Parolin, 70. Le sue “carte”, direbbe Trump, testimoniano capacità diplomatica, soprattutto con lo storico accordo tra Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi. Tra i più gettonati, altri due italiani, l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, 69 anni, già alla testa della CEI nel 2022, ma soprattutto l’anno successivo inviato di Francesco per una missione di pace nel conflitto ucraino, con meno successo rispetto a Parolin. Porta invece al conflitto israelo-palestinese la figura di Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, patriarca di Gerusalemme, anche lui uno dei nomi più ricorrenti.

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Il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa

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Votasse la rete non ci sarebbe partita per il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, il più social tra i candidati alla successione di Papa Francesco che ha una pagina Facebook seguita da oltre 600’000 follower. Nato 67 anni fa a Manila (Filippine) da madre cinese, è attualmente pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Su di lui pesano, favorevolmente, le parole dello stesso Francesco che, durante il suo viaggio nelle Filippine, gli confidò: “L’Asia è il futuro della Chiesa”.

Il cardinale Luis Antonio Tagle con Francesco durante la visita del Papa nelle Filippine nel 2015.jpg

Il cardinale Luis Antonio Tagle con Francesco durante la visita del Papa nelle Filippine nel 2015

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Non è un “bergogliano”, ma molto “ratzingeriano”, Péter Erdö, 72 anni. L’arcivescovo di Budapest è invece il candidato su cui puntano i “conservatori”. L’ungherese è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2003 e, nel suo curriculum, spicca l’aver presieduto dal 2006 al 2016 il consiglio delle conferenze episcopali d’Europa.

Nella lista dei più eleggibili figurano anche l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline (66 anni) e il carmelitano Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, che ha respirato la prima aria in Ticino, essendo nato 75 anni fa a Sorengo da genitori svedesi. Apertura, in quanto sarebbe il primo africano, e chiusura, per la sua opposizione alla benedizione delle coppie omosessuali, caratterizzano invece il congolese Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, arcivescovo di Kinshasa, anch’egli tra i “papabili”.

In ogni caso, se si vuol dare retta ancora una volta a Marx, il cardinale Reinhard: “Tutto è aperto. Non è una questione di lingua, Paese o cultura. C’entra la persona. Non è questione che sia conservatore o progressista. È una questione di credibilità e di dialogo”. 

02:22

Il conclave inizierà il 7 maggio

Telegiornale 28.04.2025, 20:00

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