L’economia tedesca continua ad arrancare. Mentre grandi aziende come Volkswagen, Bosch o Lufthansa tagliano migliaia di posti di lavoro, gli ordini manifatturieri sono calati per il quarto mese di fila e in termini di crescita il paese, definito un tempo come locomotiva economica europea, è agli ultimi posti fra i membri dell’Eurozona. Per rilanciare l’industria il nuovo esecutivo di grande coalizione di Friedrich Merz ha già varato alcune importanti iniziative.
Va detto che per farsi un’idea dello stato fatiscente in cui si trovano molte infrastrutture tedesche non bisogna andare lontano. Nel corso di controlli di routine svolti lo scorso mese di marzo, un ponte autostradale sulla circonvallazione interna di Berlino è risultato pericolante. I tecnici ne hanno ordinato l’immediata chiusura mandando in tilt il traffico lungo una delle principali arterie stradali della capitale. Non si tratta di un caso isolato. Secondo dati del Ministero dei trasporti ben 8’000 ponti in Germania necessiterebbero di urgenti lavori di ristrutturazione. Più di 2’000 sarebbero pericolanti. Per l’ammodernamento e la ristrutturazione delle infrastrutture e dell’esercito il governo tedesco ha stanziato un fondo speciale di oltre 400 miliardi di euro.
Il Governo tedesco scommette su maxi-investimenti, ma gli esperti frenano l’ottimismo
Un investimento nel futuro del Paese ma anche uno stimolo congiunturale per l’economia: questo è quanto sostiene il governo. Gli esperti tuttavia sono più scettici.
“Non c’è da aspettarsi un grande effetto - ha ribadito il Prof. Giacomo Corneo, professore di Economia all’Università di Berlino -perché i più gravi limiti alla crescita economica sono dal lato dell’offerta oggigiorno in Germania. La mancanza di personale, soprattutto personale qualificato, e il grande peso della burocrazia ostacola scelte di investimento soprattutto dei privati, ma anche del settore pubblico. In questo senso abbiamo effettivamente un cambio di paradigma, nel senso che la cultura della stabilità che ha caratterizzato la Repubblica federale tedesca fin dai suoi inizi nel ‘49 sembra messa in secondo ordine oggigiorno rispetto ad altre esigenze”.
Accanto agli investimenti miliardari nelle infrastrutture e nel riarmo del Paese, il governo del cancelliere Merz ha annunciato anche una radicale riforma dello stato sociale, con una riduzione dei sussidi sociali per i disoccupati e i profughi, l’abolizione del reddito di cittadinanza e tagli alla sanità pubblica. Misure non certo popolari che hanno sollevato forti proteste da parte dei sindacati e dell’opposizione.
Per Jan van Aken, co-presidente del partito “Die Linke“, “quello che sta facendo il governo è incostituzionale in quanto mette in pericolo la sussistenza materiale dei cittadini. Togliere i sussidi sociali ai più deboli e poveri, dice, è disumano“. Friedrich Merz è in carica da nemmeno sei mesi ma il suo indice di popolarità è già in caduta libera. Il cancelliere cristiano-democratico spopola nei cabaret satirici della capitale dove, per lui, è già stato coniato un soprannome: SchMERZ - dolore.










