La produzione mondiale di vino nel 2025 sarà ancora una volta “ben al di sotto delle medie recenti”, anche se aumenterà “leggermente” rispetto all’anno precedente. Lo afferma l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV). Il motivo principale rimane il cambiamento climatico che rende difficoltoso garantire vendemmie abbondanti.
Rispetto all’anno scorso, che ha visto la vendemmia più scarsa dal 1961, la produzione di vino di quest’anno dovrebbe registrare una “leggera ripresa” del 3%, arrivando a circa 232 milioni di ettolitri. Tuttavia, questo volume dovrebbe rimanere ben al di sotto della media quinquennale (-7%) per il terzo anno consecutivo. L’OIV ha raccolto i dati da 29 paesi che rappresentano l’85% della produzione mondiale.
Ci sono comunque delle differenze regionali. L’Italia, maggior produttore mondiale con quasi 4 miliardi e 800 milioni di litri annui, nel 2025 riuscirà a mantenersi in media, mentre la Francia, secondo produttore con 3 miliardi di bottiglie, vedrà una vendemmia inferiore del 16% rispetto alle medie degli ultimi cinque anni. La Spagna sta attraversando difficoltà simili, a causa degli effetti di una siccità che dura da tre anni, accentuata da episodi di caldo e grandine. Anche Portogallo e Germania sono stati colpiti da piogge torrenziali.
Il clima si conferma quindi il fattore dominante, con siccità da un lato e precipitazioni eccessive dall’altro, fenomeni particolarmente intensi in Europa, cuore della produzione vinicola mondiale. Comunque non vi è il rischio di rimanere senza vino. I Paesi dell’emisfero sud, come Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa riusciranno a bilanciare in parte il deficit europeo.
Alla riduzione della produzione si somma inoltre il calo dei consumi, ai minimi da 60 anni. Inflazione e prezzi elevati incidono, ma la tendenza alla diminuzione è strutturale e in corso dal 2018.







