Mercoledì alla Casa Bianca c’è stato un colloquio ad alta tensione tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omologo sudafricano Cyril Ramaphosa. I due leader si sono scontrati sulle violenze contro gli afrikaaner, gli agricoltori bianchi sudafricani, che accusano il governo di “genocidio” e sono sostenuti dall’amministrazione di Washington. Ramaphosa ha dichiarato: “Non c’è bisogno che dica io che non c’è il genocidio degli afrikaaner, basta che ascolti i suoi amici sudafricani qui”.
L’esproprio dei terreni: i bianchi sono il 7% ma detengono il 75% delle aziende agricole
Il presidente sudafricano, ex negoziatore di Nelson Mandela all’epoca dell’apartheid, è arrivato alla Casa Bianca con l’obiettivo di convincere il presidente americano a stringere accordi con il suo Paese. La posta in gioco è alta per il Sudafrica: gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale e il taglio degli aiuti deciso da Trump in risposta alla controversa legge sulle terre sta già mettendo in crisi la sua economia. A gennaio, infatti, Ramaphosa ha firmato una controversa misura che consente al governo di espropriare terreni privati senza fornire indennizzi quando ritenuto nell’interesse pubblico. L’obiettivo, sostiene la legge, è affrontare le conseguenze dell’apartheid e correggere l’equilibrio che vede una minoranza di bianchi, il 7% della popolazione, detenere i tre quarti delle aziende agricole. Per Trump e la sua amministrazione, invece, si tratta di un provvedimento “razzista”, ed è per questo che il 7 febbraio ha firmato un ordine esecutivo per tagliare tutti i finanziamenti USA al Sudafrica e a marzo ha espulso l’ambasciatore sudafricano.
L’atmosfera nello Studio Ovale era piuttosto rilassata quando Trump ha improvvisamente chiesto di spegnere le luci per mostrare alcuni video a sostegno delle accuse USA secondo cui gli agricoltori bianchi sudafricani sarebbero vittime di un “genocidio”.
In uno dei video, Julius Malema, leader del partito di opposizione di sinistra radicale del Sudafrica, che ha ottenuto il 9,5% dei voti alle elezioni del 2024, canta “Kill the Boer”, un canto ereditato dalla lotta anti-apartheid contro l’ex regime della minoranza bianca (i boeri sono agricoltori che discendono dai primi coloni europei, per lo più olandesi, di lingua afrikaans). La canzone è criticata in particolare dal partito di centro-destra Alleanza Democratica, membro della coalizione di governo sudafricana, che ne chiede la messa al bando.
Trump e Ramaphosa, accompagnati dai loro ministri e consiglieri (tra i quali Elon Musk, miliardario di origini sudafricane e stretto alleato del presidente Repubblicano), hanno assistito alle immagini in un’atmosfera sempre più tesa. È stato poi trasmesso un altro video con decine di auto che ospitano, secondo Trump, “intere famiglie” di agricoltori bianchi in fuga dalle loro terre. “Le loro terre vengono espropriate, loro vengono uccisi e il governo non fa nulla”, ha attaccato il tycoon.
Il presidente sudafricano ha replicato che gli atti di violenza sono opera di “una minoranza di estremisti. Non è la linea del governo”.
Washington ha ribadito le sue accuse di “genocidio” nei confronti degli agricoltori bianchi sudafricani, dopo aver accolto negli USA pochi giorni fa gli afrikaner definendoli “rifugiati”. “In generale, sono gli agricoltori bianchi a fuggire dal Sudafrica, ed è una cosa molto triste da vedere. Spero che ci sia una spiegazione, perché so che voi non lo volete”, ha detto Trump.
Il Sudafrica ha accusato Israele di genocidio a Gaza
Su altri fronti, la conversazione tra i due leader alla Casa Bianca si è svolta in maniera più pacifica, con Ramaphosa che ha espresso il “pieno sostegno” a quanto gli Usa stanno facendo per la pace in Ucraina. Nessun cenno, invece, al Medio Oriente, un altro potenziale terreno di scontro: nel dicembre 2023, il Sudafrica ha avviato, infatti, un procedimento presso la Corte internazionale di giustizia, accusando Israele di genocidio a Gaza.

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