Il presidente statunitense Donald Trump ha intensificato lunedì la pressione sullo Stato dell’Illinois e sulla città di Chicago, evocando un possibile ricorso allo stato d’emergenza per superare l’opposizione delle autorità locali e le decisioni giudiziarie contrarie al dispiegamento della Guardia Nazionale.
L’Illinois e Chicago, la principale città di questo Stato del nord del Paese, hanno presentato lunedì un ricorso in tribunale per bloccare il dispiegamento da parte dell’amministrazione Trump dei militari della Guardia Nazionale in quella che viene descritta come una “zona di guerra”. La giudice federale incaricata del caso non si è pronunciata immediatamente, ma ha fissato un’udienza per giovedì. Un dispiegamento simile a Portland (ovest), altra città governata dai democratici, è stato temporaneamente bloccato nel fine settimana dalla giustizia.
Donald Trump ha ventilato la possibilità di invocare l’Insurrection Act, una raccolta di leggi del XVIII e XIX secolo che consente di proclamare lo stato d’emergenza e autorizzare l’uso delle forze armate contro cittadini americani, cosa normalmente vietata. “Se dovessi invocarla, lo farei. Se delle persone venissero uccise e i tribunali ce lo impedissero, o se dei governatori o sindaci ce lo impedissero, certo che lo farei”, ha dichiarato ai giornalisti alla Casa Bianca.

Il governatore dell'Illinois JB Pritzker
Il governatore democratico dell’Illinois, JB Pritzker, ha accusato l’amministrazione Trump di “seguire un manuale: provocare il caos, creare paura e confusione, far credere che manifestanti pacifici siano rivoltosi sparando loro gas lacrimogeni”. L’obiettivo, ha aggiunto in conferenza stampa, è “creare un pretesto per invocare l’Insurrection Act e poter inviare l’esercito nella nostra città”, assicurando che a Chicago “non c’è alcuna insurrezione” che giustifichi l’invio delle truppe.
Minaccia di occupazione
“Gli americani, ovunque vivano, non dovrebbero vivere sotto la minaccia di un’occupazione da parte delle forze militari degli Stati Uniti, e tanto meno solo perché la loro città o il loro Stato sono caduti in disgrazia agli occhi del presidente”, affermano nel loro ricorso le autorità dell’Illinois e di Chicago. Accusano il Governo Trump di aver preso “pretesto” da manifestazioni davanti a un centro della polizia dell’immigrazione (ICE) nella periferia di Chicago per giustificare l’invio delle truppe. “Ma lungi dal contribuire alla sicurezza pubblica nella regione di Chicago, le sue azioni provocatorie e arbitrarie rischiano di comprometterla scatenando proteste pubbliche”, sottolineano i ricorrenti, chiedendo alla giustizia di opporsi a questo dispiegamento.
Da settimane, il presidente repubblicano prende di mira Chicago, che definisce un “buco di topi” o “capitale mondiale degli omicidi”, annunciando l’intenzione di dispiegare lì militari della Guardia Nazionale come ha fatto a Los Angeles, Washington e Memphis (sud), ogni volta contro il parere delle autorità locali. Sabato ha firmato un decreto per l’invio di 300 membri della Guardia Nazionale “proteggere agenti e beni federali”, secondo la Casa Bianca. A Los Angeles, un giudice federale aveva ritenuto illegale il dispiegamento per 60 giorni della Guardia Nazionale deciso da Trump a giugno, contro il parere del governatore democratico della California, Gavin Newsom, in risposta alle manifestazioni contro la sua politica di espulsioni di massa degli immigrati. Ma una corte d’appello federale aveva successivamente convalidato questa decisione.
Donald Trump ha fatto della lotta all’immigrazione clandestina una priorità assoluta, parlando di una “invasione” degli Stati Uniti da parte di “criminali stranieri” e comunicando ampiamente sulle espulsioni di immigrati.
I membri della Guardia Nazionale, riservisti dell’esercito, sono formati per intervenire in situazioni di catastrofi naturali, ma possono anche combattere all’estero.