Le famiglie e gli amici delle vittime del massacro del 7 ottobre hanno osservato un minuto di silenzio martedì mattina alle 6.29 locali (le 5.29 in Svizzera) sul sito del festival musicale Nova, nel secondo anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele. Lì oltre 370 persone furono uccise nel 2023. Tra i cactus e gli eucalipti del deserto del Negev, sono raffigurati i volti delle vittime durante la festa techno. Cerimonie analoghe si sono svolte anche in altre località israeliane che vennero prese di mira.
Mentre i parenti delle vittime accendevano candele, si sentivano gli echi di colpi d’artiglieria e esplosioni provenienti dalla Striscia di Gaza, il territorio palestinese confinante, come testimoniato da giornalisti dell’AFP presenti sul posto. Il momento culminante della giornata di commemorazioni dovrebbe svolgersi al calar della notte a Tel Aviv, dove è prevista una cerimonia organizzata su iniziativa delle famiglie delle vittime dell’attacco del 7 ottobre, nella simbolica “Piazza degli Ostaggi”, epicentro della mobilitazione per la liberazione di tutte le persone rapite durante l’attacco di Hamas. Le cerimonie ufficiali sono previste invece per il 16 ottobre, al termine delle festività ebraiche di Sukkot.
In occasione del secondo anniversario degli attacchi palestinesi in Israele la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter ha lanciato un appello alla pace. “È più che mai tempo di porre fine alla violenza”, afferma oggi sulla piattaforma X. Due anni dopo gli attacchi “i nostri pensieri vanno a tutte le persone che soffrono”, scrive la Keller-Sutter, invitando Hamas a liberare gli ostaggi israeliani. “La disperazione e l’immenso dolore devono finire”, ha scritto ancora la presidente della Confederazione. “La pace è l’unica via possibile.”
Cosa accadde il 7 ottobre
Coperti da un diluvio di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza, diverse migliaia di combattenti di Hamas e di altri gruppi palestinesi riuscirono a superare la barriera di sicurezza, ritenuta invalicabile, eretta da Israele lungo la Striscia di Gaza, attaccarono basi militari e uccisero indiscriminatamente in strade, kibbutz, città e villaggi. Israele impiegò non meno di tre giorni per riprendere il controllo del territorio, al prezzo di gravi perdite. Dal lato israeliano, l’attacco causò la morte di 1’219 persone, in maggioranza civili, secondo un bilancio dell’AFP basato su dati ufficiali. Delle 251 persone rapite quel giorno, 47 sono ancora ostaggi a Gaza, di cui 25 sono morte secondo l’esercito.
Da allora, oltre 67’160 palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza nella campagna militare di rappresaglia israeliana, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, le cui cifre sono considerate affidabili dall’ONU. Più della metà delle vittime sono minorenni e donne.