INTERVISTA

La comunità ebraica in Svizzera, fra speranza e timori

A colloquio col presidente della Federazione delle comunità israelite: le inquietudini per la crescita di atti antisemiti, il clima d’attesa per un possibile accordo di pace su Gaza

  • 2 ore fa
03:28

Come vivono questo momento le comunità israelite in CH?

SEIDISERA 06.10.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA-Valentina Moccetti/ARi 

Come sta vivendo la comunità ebraica in Svizzera questi giorni concitati, fra un eventuale accordo e, forse, la liberazione degli ostaggi israeliani? “La maggioranza spera che l’accordo si faccia, che gli ostaggi possano essere liberati e la guerra finisca”, risponde ai microfoni di SEIDISERA Ralph Friedländer, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI), sottolineando che dal 7 ottobre del 2023 “ci sono stati tre volte di più attacchi antisemiti. Molte persone”, quindi, “sono inquiete anche per questo” e sperano che prossimamente “questa ondata di atti antisemiti diminuirà”.

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Ralph Friedländer è l'attuale presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite

  • archivio keystone

Ma come si è evoluta, in questi due anni, la sensibilità della comunità ebraica svizzera? Inchieste scientifiche attestano che una “gran parte ha cambiato atteggiamento” ed “evita di farsi riconoscere come ebrei apertamente nella strada”. Vivono, inoltre, un rafforzamento delle misure di sicurezza davanti agli istituti ebraici e alle sinagoghe. “Dunque, ci sentiamo protetti e siamo grati alla polizia” ma “naturalmente non è più la stessa situazione di prima del 7 ottobre”, osserva il presidente della FSCI.

Intanto il movimento di solidarietà per la Palestina sta assumendo dimensioni sempre più grandi e, di converso, l’immagine dello Stato ebraico, secondo alcuni, non è forse mai stata così negativa dalla sua fondazione. Non c’è il rischio di un effetto a lungo termine a scapito di chi, semplicemente, è di cultura ebraica? “Sì, purtroppo è quello che sta succedendo”, conferma Friedländer, segnalando “attacchi a ebrei, che non c’entrano niente con Israele”, nonché boicottaggi di “film di cultura ebraica, che non c’entrano niente con Israele”. Si assiste quindi ad un’associazione di idee fra “i cittadini svizzeri di origine ebraica e gli israeliani che non va fatta”. E naturalmente, sottolinea, “niente di ciò che succede in Medio Oriente giustifica la violenza” contro gli ebrei svizzeri e in tutto il mondo.

Ma in che misura la comunità elvetica si distanzia dal Governo israeliano? “Ci sono un po’ tutte le opinioni: c’è chi è a favore dell’attuale Governo e c’è chi è contrario”, analogamente a quanto si constata in Israele. “È molto controversa la politica attuale”, ma c’è però una “solidarietà di fondo per il diritto di Israele di esistere e di difendersi”. Quindi si discute su quale sia il miglior modo per assicurare la sopravvivenza di Israele. E “visto che ci sono tutte le opinioni”, la FSCI “non prende posizione direttamente su quello che succede in Medio Oriente”, conclude Friedländer.

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