Oltre al passaggio di frontiera libico-tunisino di Ra’s Ajdir, c’è un altro confine che, sempre più spesso, molte persone provenienti dai paesi subsahariani scelgono per entrare in Tunisia: è quello algerino del valico di Hazoua. Oltrepassato il confine, c’è Nefta, cittadina di 22’000 abitanti, circondata da oasi di palme, dove i migranti stremati dalla strada percorsa nel deserto, si accampano in attesa di proseguire il viaggio.
Da qui, continuando verso la più nota Tozeur in direzione Gafsa, attraversano il paese da ovest a est, fino a Sfax, per poi tentare di imbarcarsi verso l’Italia. Circa 300 km in totale, che i più fortunati percorreranno in auto, se hanno ancora qualche soldo, oppure a piedi
L’area di Nefta comporta ulteriori vulnerabilità per i cittadini subsahariani, che qui ricevono meno assistenza, e sono più soggetti al passaggio notturno di rapinatori.
In Tunisia non esiste un sistema di accoglienza strutturato, e difficilmente verrà creato non solo per ragioni politiche, ma anche a causa della crisi economica che sta mettendo in ginocchio il paese.