"Qui il villaggio è completamente distrutto: il 100% delle abitazioni sono o crollate o inagibili. Le persone stanno dormendo all'aperto. Qualcuno sotto dei teli fissati su dei pali". Sono le parole dell'ingegnere Gianni Marchigiani, capo del ROE, il raggruppamento operativo delle emergenze della protezione civile italiana, che attualmente si trova in una località di 1'200 abitanti nella catena montuosa dell'Atlante, in Marocco.
Si tratta di una delle molte località che lo scorso venerdì sono state colpite dal devastante terremoto che sinora ha fatto almeno 2'862 morti e oltre 2'500 feriti. Nel Paese la situazione resta estremamente critica, soprattutto nei numerosi villaggi di montagna, che restano difficili da raggiungere. Il gruppo guidato da Marchigiani è stato preso d'assalto dalle persone bisognose d'aiuto. "Purtroppo noi abbiamo potuto prestare soltanto i primi soccorsi sanitari, perché non abbiamo con noi ambulanze o altri strumenti. È stato molto difficile arrivare fino a qui: le strade sono bloccate da frane e massi" racconta alla RSI.
Nel villaggio raggiunto dal ROE, 150 persone risultano ancora disperse. "Non si sa se si trovano sotto le case distrutte. Qui c'è un forte odore di cadaveri di animali che si trovano sotto le stalle crollate. C'è anche il rischio di un'epidemia, con l'acqua che non è più potabile".
E i sopravvissuti hanno bisogno di tende, sacchi a pelo, coperte. "Qui di notte fa freddo. Anche una tenda a basso costo farebbe la differenza. Ne abbiamo viste pochissime. Adulti e bambini dormono per terra".
I soccorritori locali faticano, ma il Marocco concede l'accesso con il contagocce agli aiuti stranieri. "Di fronte a una catastrofe del genere, qualunque Stato non sarebbe capace di gestirla da solo. E soprattutto il Marocco non è uno Stato che può essere definito una potenza economica", conclude Marchigiani.

Terremoto in Marocco, 2500 morti
Telegiornale 11.09.2023, 20:00