La vendemmia notturna è una pratica relativamente recente nella storia della viticoltura, nata dall’esigenza di preservare la qualità delle uve in un mondo sempre più attento alla precisione enologica. Il fenomeno si è sviluppato soprattutto negli ultimi due decenni, grazie all’uso di tecnologie moderne, come vendemmiatrici dotate di fari, sensori di maturazione e sistemi di raccolta avanzati. La prima diffusione significativa della vendemmia notturna si è registrata in Sicilia, per trovare rimedio alle alte temperature diurne anche nei mesi di settembre. Negli ultimi anni, questa pratica si è diffusa anche in Francia, in California, in Nuova Zelanda e in Sudafrica, dove viticoltori e cantine l’hanno adottata per valorizzare i propri prodotti. La vendemmia notturna avviene solitamente tra le 22:00 e le 6:00 del mattino, in piena fase di maturazione delle uve. Il principale vantaggio è il controllo della temperatura: le basse temperature notturne preservano gli aromi e l’acidità, riducono l’ossidazione e mantengono intatti zuccheri e sostanze aromatiche. Questo si traduce in vini più freschi, eleganti e aromatici.
Nuovo approccio enologico
Un ulteriore beneficio riguarda la sostenibilità: l’uva arriva in cantina già fresca, riducendo il bisogno di sistemi di refrigerazione e abbattendo i consumi energetici. Per i lavoratori, la raccolta notturna significa operare in condizioni più fresche, meno faticose e più sicure. Nel mondo, esempi di vendemmia notturna si trovano nei migliori distretti vitivinicoli: in Champagne la tecnica è adottata per preservare la delicatezza degli aromi; in California, nella Napa Valley, viene usata per i vini più pregiati; in Nuova Zelanda per i Sauvignon Blanc ricchi di profumi; e in Sudafrica per mantenere la freschezza dei Chenin Blanc. La vendemmia notturna non è quindi solo un’innovazione tecnica, ma un vero e proprio approccio enologico, capace di unire tradizione, sostenibilità e qualità.

Vendemmia 2025 con meno uva
Il Quotidiano 22.09.2025, 19:00