Artisti, hippies, surfisti, Bali ha sempre attirato turisti in cerca di esotismo e libertà. Solo recentemente è diventata il cuore spirituale del sudest asiatico, con i suoi centri di yoga e meditazione, i ritiri mistici, adatti ad ogni necessità e possibilità finanziaria.
Guarire attraverso riti semi-magici non è cosa nuova, ma era riservata agli indigeni: per questo i balinesi hanno accolto con generosità il bisogno degli occidentali di curare la propria anima, mettendo a disposizione credenze e tradizioni.
Il libro, poi divenuto un film, “Mangia, prega e ama” di Elizabeth Gilbert, ha contribuito a rendere l’isola famosa per il turismo spirituale. In 13 anni dalla sua pubblicazione, c’è chi si è arricchito, chi si è improvvisato un santone, chi ha lasciato tutto per trovare amore e pace, come la protagonista del romanzo. Ma c’è anche chi teme che questa ondata corrompa persone, cultura e futuro.
Le autorità puntano su un turismo di qualità e sostenibile, perché la fama di Bali si è costruita a caro prezzo: l’immondizia difficile da smaltire, l’acqua che scarseggia, le strade congestionate sono solo alcune delle sfide di uno sviluppo sfrenato, che va ripensato se vuole continuare a regalare magia.
Loretta Dalpozzo