Intervista

Dal tenente Colombo al premio Nobel per la medicina

Incontro con Katalin Karikó, che ha capito il ruolo dell’RNA messaggero affinché venisse usato nei vaccini e per altri fini terapeutici

  • 13 giugno, 05:45
  • 11 ottobre, 13:45
03:31

Incontro con la Nobel Karikò

Telegiornale 12.06.2024, 20:00

Di: Saul Toppi 

Il lavoro di Katalin Karikó è stato fondamentale per capire il ruolo dell’”RNA messaggero” e utilizzarlo a fini terapeutici. Le sue ricerche hanno permesso di sviluppare i vaccini contro il Covid-19. Per questo, la biochimica 69enne di origine ungherese ha ricevuto qualche mese fa, assieme all’immunologo americano Drew Weissmann, il Premio Nobel per la medicina.

L’abbiamo incontrata a Zurigo, dove si trovava per una conferenza all’Università.

Katalin Karikó, ci racconti di quella chiamata dalla Svezia, il 2 ottobre del 2023, che le annunciava di aver vinto il Premio Nobel...

“Venni svegliata in piena notte da una telefonata. Aveva risposto mio marito che si occupa di manutenzione. Spesso lo chiamano di notte per riparare cose che non funzionano. Ero sorpresa quando invece mi disse: “è per te”. Una cosa incredibile.”

Lei ha studiato per decenni l’RNA messaggero, dapprima in Ungheria e poi negli Stati Uniti. Spesso in condizioni difficili, non sostenuta dai suoi superiori, senza finanziamenti. Cosa l’ha spinta a continuare malgrado tutto?

“Facevo gli esperimenti da sola, con le mie mani, perché non ricevevo sovvenzioni. Ma non ho mai rinunciato perché riuscivo a vedere gli sviluppi, a capire che potevo continuare a migliorare le prestazioni dell’mRNA. Altri non vedevano quello che io vedevo. Sono riuscita a purificare sempre di più l’RNA, a usare differenti enzimi per modificarlo leggermente, ho capito come farlo e ho capito che poteva diventare utile per qualcosa e che un giorno avremmo potuto trattare alcune malattie umane.”

Nel suo libro appena pubblicato, lei cita addirittura il tenente Colombo fra le sue fonti di ispirazione!

“Colombo è il mio personaggio preferito. Lui si ferma, sta per uscire e pronuncia sempre quella frase: “Solo un’altra cosa...”. Chiede sempre una cosa in più, come noi scienziati. Arriviamo a una risposta e realizziamo che c’è qualcosa in più da chiedere. E Colombo dimostra che ci sono piccoli dettagli che non combaciano e che non vanno bene nell’ipotesi iniziale su come è stato commesso il crimine. Anche nella scienza questo è importante. Io non ho mai voluto ignorare i dettagli più piccoli, perché sono quelli che poi si “vendicano”. Se un dato non si adatta all’ipotesi, allora bisogna ricostruire l’ipotesi.”

Le sue ricerche sull’RNA messaggero hanno permesso di arrivare ai vaccini contro il Covid. Questo “postino” trasmette importanti informazioni alle cellule sulle caratteristiche superficiali del virus per preparare la risposta immunitaria. Cosa si sente di dire, però, a chi, durante l’epidemia, non si è mai fidato di questa tecnologia?

“Bisogna fare chiarezza. Il coronavirus è un virus a RNA, è un mRNA con tanti geni che se arrivano alle nostre cellule possono anche farci morire. Noi ne selezioniamo solo una piccola parte, che può aiutare a insegnare al nostro sistema immunitario a riconoscere il virus. Tutto qua, è semplicissimo. L’mRNA è nel nostro corpo, ma anche il virus utilizza l’mRNA. Il vaccino è solo un pezzettino di quel grande costrutto virale.”

Quale altro potenziale terapeutico vede nell’utilizzo dell’RNA messaggero?

“Più di 250 test clinici con persone sono attualmente in corso utilizzando l’mRNA in vitro. Soprattutto per vaccini. La settimana scorsa Moderna ha avuto l’approvazione dell’FDA americana per un vaccino mRNA contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv), ma ce ne sono altri, altre sperimentazioni sono in corso. HIV, vaiolo delle scimmie, malattie batteriche, borreliosi, tubercolosi, malaria, terapie contro il cancro.”

Per concludere, si trasformi anche lei per un instante in un messaggero. Quale messaggio vorrebbe trasmettere ai giovani che magari sognano di diventare ricercatori?

“Per i giovani che vogliono diventare scienziati dico: siate sempre curiosi e divertitevi in quello che fate. Ma per tutti vale: fate un lavoro che vi dà passione e fate una vita sana. Io ho imparato subito, già al liceo, come gestire lo stress. Per me ciò significa concentrarmi sempre su quello che posso fare, non su quello che dovrebbero fare gli altri. Non incolpare gli altri, dimenticali, non avere rancori, concentrati su te stesso. E allora tutto diventa divertente!”

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