Scienza e Tecnologia

Lotta ai tumori: nuovi passi avanti nell’immunoterapia

I ricercatori di Losanna hanno studiato una nuova biotecnologia per istruire il sistema immunitario a riconoscere le cellule cancerogene in modo più efficace

  • Un'ora fa
  • Un'ora fa
Rappresentazione artistica di cellule dendridiche ingegnerizzate (a destra) che interagiscono con vescicole extracellulari derivate dai tumori (a sinistra) per stimolare la risposta immunitaria anti-tumorale, come studiato dal professor Michele de Palma e il suo gruppo di ricerca al Politecnico Federale di Losanna.

Rappresentazione artistica di cellule dendridiche ingegnerizzate (a destra) che interagiscono con vescicole extracellulari derivate dai tumori (a sinistra) per stimolare la risposta immunitaria anti-tumorale, come studiato dal professor Michele de Palma e il suo gruppo di ricerca al Politecnico Federale di Losanna.

  • EPFL/Ella Maru Studio CC-BY-SA 4.0
Di: Red. giardino di Albert / Simone Pengue 

L’immunoterapia è una delle strategie più promettenti in ambito oncologico. Proprio per il suo potenziale, la ricerca è fortemente impegnata a renderla sempre più efficace. Un nuovo tassello a questo percorso è stato recentemente aggiunto dal gruppo del professore Michele De Palma al Politecnico Federale di Losanna, che ha testato nuovi farmaci in grado di identificare le cellule tumorali più evasive. Grazie a tecniche biologiche innovative, i ricercatori sono riusciti a testare con successo, in fase preclinica sui topi di laboratorio, un metodo per insegnare al sistema immunitario a riconoscere ed eliminare le cellule tumorali direttamente all’interno dell’organismo, con il potenziale di migliorare l’efficacia dell’immunoterapia. 

10:03
immagine

Le cellule immunitarie

Alphaville 22.12.2025, 11:05

  • iStock
  • Francesca Rodesino

Per semplificare la complessità dell’immunoterapia, la si può immaginare come un processo che coinvolge tre attori principali. Il primo sono le cellule tumorali, che si sviluppano a partire da cellule normali dei nostri organi attraverso un lungo processo di trasformazione cellulare che avviene generalmente nel corso di molti anni, talvolta anche di decenni. «Consiste nell’accumulo all’interno di una cellula normale di mutazioni che conferiscono a questa cellula la capacità di crescere e di moltiplicarsi a discapito delle altre cellule normali, in modo incontrollato», spiega Michele De Palma. «Il motivo per cui è così difficile eradicare le cellule tumorali è perché, nonostante queste mutazioni conferiscano la capacità di crescita incontrollata, la cellula tumorale assomiglia molto a una cellula normale, quindi lo sviluppo di farmaci antitumorali deve tener conto anche della tossicità su di esse», aggiunge il professore. Inoltre, le cellule tumorali sono in grado di mutare rapidamente e di adattarsi alle terapie. Questo le rende resistenti e, se anche una piccola frazione sopravvive, rimane sempre il rischio di recidive. 

Il secondo elemento dell’immunoterapia sono i linfociti T, cellule che possono essere considerate i “sicari” del sistema immunitario, incaricate di neutralizzare gli agenti estranei. Il terzo sono le cellule dendritiche, che agiscono come sentinelle: il loro compito è individuare l’agente patogeno, o in questo caso le cellule tumorali, e segnalarlo ai linfociti T. «È un meccanismo evolutivamente simile alla eliminazione di cellule infettate dai virus: la cellula dendritica vede qualcosa di estraneo e richiama le truppe, che sono i linfociti T, ad eliminare le cellule infette o aberranti per limitare la loro diffusione», dice Michele De Palma. 

Molti tumori sono in grado di eludere il riconoscimento naturale da parte delle cellule dendritiche del paziente. Per questo, nella pratica clinica dell’immunoterapia, i medici prelevano spesso cellule dendritiche dal sangue del paziente, le modificano in laboratorio per renderle capaci di riconoscere le cellule tumorali e poi le reinfondono nell’organismo. 

Questa strategia presenta però dei limiti. I tumori possiedono infatti molte più componenti potenzialmente riconoscibili di quelle che possono essere fornite alle cellule dendritiche in laboratorio. Inoltre, le cellule dendritiche coltivate in vitro spesso non riescono a stimolare in modo pienamente efficace i linfociti T. «I tumori sono molto abili a modificarsi e ad adattarsi per eludere le terapie. Anche nel caso di terapie che agiscono sul sistema immunitario, il tumore è in grado di sfuggire al controllo. Questo succede perché il tumore può rendere inefficace l’azione dei linfociti T allertati dalle cellule dendritiche. Ad esempio, il tumore può produrre dei fattori che inibiscono i linfociti oppure può nascondere le mutazioni che lo renderebbero visibile. È un po’ come un camuffamento, il tumore si rende invisibile al sistema immunitario», commenta il professore. 

La soluzione proposta da Michele De Palma si basa su minuscole particelle rilasciate dalle cellule tumorali, chiamate vescicole extracellulari. Queste trasportano proteine e altre molecole che, come una sorta di “impronta” del tumore, possono aiutare le cellule dendritiche a riconoscerlo. Grazie a sofisticate biotecnologie, i ricercatori sono riusciti a fare in modo che queste cellule intercettassero le vescicole extracellulari direttamente all’interno dell’organismo, senza la necessità di estrarle e addestrarle in laboratorio, al di fuori del corpo. Questo approccio promette di rafforzare il sistema di segnalazione ai linfociti T e di rendere l’immunoterapia più efficace contro alcuni tipi di tumore. 

immagine
00:52

Nobel per la medicina all'immunoterapia anticancro

Telegiornale 01.10.2018, 14:30

Sebbene questi farmaci mirati abbiano già allungato in modo significativo la vita di molti pazienti e i medici dispongano oggi di un numero crescente di terapie, la strada per sconfiggere il cancro è ancora lunga. «In generale, oggi molti tumori sono più curabili rispetto a vent’anni fa, ma bisogna ricordarsi che il cancro non è una malattia, ci sono decine e decine di tumori diversi. Il progresso delle terapie non è uguale per tutti. Alcuni tumori, una volta universalmente letali, oggi sono diventati in molti casi curabili, mentre per altri la strada è ancora molto lunga», conclude Michele De Palma. 

1x1-giardino_di_albert

La scienza e la natura ti affascinano?

Il Giardino di Albert soddisfa la tua voglia di capire

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare